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Le donne dormono meno rispetto gli uomini? Quali sono le differenze

di Simona Bianchi - 29.11.2023 Scrivici

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Le donne dormono meno rispetto agli uomini per motivi ormonali e costituzionali. Cosa sapere sul sonno e su come viene percepito

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Le donne dormono meno rispetto agli uomini

Le donne dormono meno rispetto agli uomini? A quanto pare sì perché nonostante il sonno sia un bisogno universale, non è uguale in entrambi i sessi. Come riporta l'Humanitas, la causa sarebbe relativa a differenze ormonali e costituzionali. Nel sesso femminile, il sonno si modifica in base al periodo di vita. Per esempio, nella pubertà prevale una quota di sonno non-REM, mentre nell'età fertile c'è una differenza tra la fase luteale, ossia i 15 giorni prima del ciclo, e quella follicolare che va dal primo giorno di mestruazioni al giorno dell'ovulazione. Sul sito Humanitas si legge che "la fase luteale è caratterizzata da una maggiore latenza di sonno, l'addormentamento dura di più, il sonno profondo si riduce e si ha una maggiore frammentazione del sonno rispetto alla fase follicolare. In gravidanza il sonno è molto frammentato soprattutto nell'ultimo trimestre anche per via del peso e della difficoltà nel trovare la posizione giusta. In menopausa con i cambiamenti dei livelli di progesterone possono sorgere disturbi del sonno. In pratica le donne, rispetto agli uomini della stessa età, hanno un tempo di sonno totale maggiore ma impiegano più tempo per addormentarsi e hanno una minore quota di sonno a onde lente, ovvero quello profondo e più ristoratore. Sempre l'Humanitas spiega che pur avendo alcuni parametri di sonno migliori rispetto agli uomini, percepiscono maggiormente un riposo di cattiva qualità.

Il sonno delle donne è più fragile

Come detto, una donna sana e giovane, nella prima parte del ciclo riproduttivo presenta meno rischi biologici di sviluppare patologie organiche del sonno quali apnee notturne o disturbi del movimento nel sonno, cosa che cambia in gravidanza o in menopausa. Sono proprio gli ormoni femminili a influenzare in maniera significativa la continuità e l'efficienza del sonno notturno, le sue capacità ristorative e di protezione nei confronti delle malattie cardio-cerebrovascolari, nonché del declino cognitivo.

Il sonno in gravidanza e puerperio

In gravidanza, il sonno è esposto a rischi quali il russare e le apnee notturne, disturbi che possono essere causati dall'aumento del peso. Un'altra patologia in gravidanza spesso responsabile dell'insonnia materna è quella delle "gambe senza riposo", legata alla carenza di ferro e di altri fattori neurotrofici propri di questa fase. Durante Durante il puerperio un sonno inadeguato per le nuove sollecitazioni della prole spesso causa il maternity blues o sindrome del terzo giorno, una condizione che emerge 2-3 giorni dopo il parto e scompare entro una decina di giorni. La condizione è caratterizzata da ansia, frequente pianto, stanchezza, ipersensibilità, instabilità dell'umore, tristezza, confusione.

Lo studio sul sonno delle donne e degli uomini

Secondo Jim Horne, neuroscienziato del sonno e direttore del Sleep Research Center della Loughborough University, le donne tendono ad usare di più il loro cervello rispetto agli uomini e dunque hanno necessità di dormire di più per poter recuperare. Il problema è che il loro sonno è più fragile rispetto a quello degli uomini e sono soggette a più sollecitazioni ambientali. Alcuni studi hanno evidenziato come la donna abbia un innato multitasking che unito a un orecchio vigile e una attenzione particolare per i rumori rende il sonno più complesso. I dati confermerebbero poi che l'insonnia è diffusa soprattutto tra il sesso femminile ed è spesso collegata all'ansia e alla depressione. In generale, quindi, in gioventù il sonno delle donne è migliore di quello degli uomini ma con il passare del tempo, contando anche fattori come gravidanza e menopausa, tende a peggiorare. Se si soffre di disturbi del sonno, la cosa più utile sarebbe consultare un medico specializzato che possa suggerire un approfondimento diagnostico, per esempio con un esame strumentale come la polisonnografia, o indirizzare verso la terapia più idonea in base al caso della paziente.

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