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Distocia in travaglio: cosa sapere

di Ines Delio - 04.11.2023 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Con distocia in travaglio si indica un parto difficile legato ad anomalie: quali sono le cause, i rischi e cosa dicono gli esperti

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Distocia in travaglio

La distocia è il problema più comune associato al travaglio, con un'incidenza del 37% nelle nullipare sane a termine. Questa condizione, conosciuta anche come parto distocico, è responsabile del 25%-55% dei parti cesarei primari. Ecco cosa si intende nello specifico per distocia in travaglio e cosa dicono gli esperti.

Distocia in travaglio: cos'è

Con distocia  si indica un parto difficile, che si allontana dalla fisiologia a causa del verificarsi di anomalie. Ancora oggi, rimane però una categoria diagnostica scarsamente specificata, con definizioni spesso molto diverse tra i medici. Nella revisione dal titolo "Labor Dystocia: Uses of Related Nomenclature" pubblicata sul sito della National Library of Medicine, sono stati raccolti i termini più usati dalle ostetriche e dalle organizzazioni professionali di categoria per descrivere la distocia in travaglio, riportati anche da Nurse24:

  • contrazioni uterine inefficaci
  • fallimento nel progresso del travaglio
  • travaglio protratto o arresto del travaglio
  • travaglio prolungato
  • travaglio disfunzionale
  • discesa della parte presentata protratta o arresto della discesa della parte presentata
  • sproporzione tra il bacino della madre e le dimensioni del bambino (sproporzione cefalo-pelvica)

Parto distocico in donne nullipare a basso rischio

Uno studio ha dimostrato che i fattori materni associati a una maggiore frequenza di distocia in travaglio in donne nullipare a basso rischio sono principalmente:

  • l'età avanzata della madre
  • le caratteristiche fisiche come un BMI superiore alla norma
  • la paura del parto

L'attività fisica della madre è stata, invece, associata a una minore frequenza della distocia in travaglio. In ogni caso, gli studi di intervento mirati a questi fattori materni dovrebbero essere avviati prima o all'inizio della gravidanza per verificare la causalità tra i fattori identificati e la distocia da travaglio.

Secondo gli esperti, una maggiore conoscenza dell'associazione tra distocia in travaglio e fattori materni prima del parto potrebbe portare a una migliore comprensione della fisiopatologia alla base di questa complicanza ostetrica e, potenzialmente, a nuove terapie e opzioni preventive.

L'obiettivo di questo studio è, dunque, quello di fornire una revisione completa della letteratura sui fattori materni presenti prima e durante la prima gravidanza che posaono essere associati al parto distocico in donne nullipare a basso rischio.

I rischi della distocia in travaglio

Stando a quanto spiega a Sanità e Informazione Tullio Ghi, direttore dell'UO di Ostetricia e Ginecologia presso l'AOU di Parma e componente della Società Italiana di Ecografia in Ostetricia e Ginecologia (SIEOG), "se si verifica un parto distocico il rischio è che si possa rendere necessario un intervento d'urgenza per sbloccare la situazione, in base alle circostanze un cesareo d'urgenza o un parto vaginale operativo, che implica cioè l'ausilio della ventosa da applicare sulla testa del bambino per favorirne l'uscita".

"Sono tutte evenienze che nella maggior parte di casi vanno a buon fine – aggiunge – risolvendosi senza complicanze, ma presentano comunque un rischio aumentato di conseguenze sulla salute di mamma e bambino: sanguinamenti per la madre (danni alle strutture anatomiche dell'addome, del bacino, legati a una estrazione difficile, lacerazioni) o legate alla sofferenza del bambino tanto da richiedere un trasferimento in neonatologia".

Ecografia intrapartum e parto distocico

La distocia incide sul 40% circa dei parti, ma ancora oggi viene spesso diagnosticata manualmente come accadeva nel 1700, e sono poche le tecnologie messe a punto per il monitoraggio del travaglio, come emerso dall'incontro "L'ecografia in sala parto", rivolto a ginecologi ed ostetriche, presso l'Eutylia Academy, che lo scorso maggio ha visto l'intervento a Napoli dei massimi esperti del campo.

L'ecografia intrapartum, applicata alle varie fasi del travaglio e del parto, è invece considerata uno strumento innovativo, poiché permette di diagnosticare tempestivamente malposizioni della testa fetale, presentazioni deflesse e asinclitismi, che sono alla base del parto distocico, così che si possa prendere la scelta più opportuna in tempo utile, riducendo complicanze materno fetali.

Come riporta Repubblica, di recente si sta formando a livello scientifico una vera e propria scuola di "pelvimetria ecografica" che permette di valutare il bacino della donna in maniera oggettiva, al fine di diagnosticare la sproporzione feto-pelvica e consentire di adottare la migliore strategia, ad esempio scegliendo di offrire l'induzione a un timing appropriato.

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