In questo articolo
Cosa fare in caso di una gravidanza indesiderata
La gravidanza indesiderata è molto più frequente di quello che si può credere. Il rapporto del 2022 "Seeing the Unseen: The case for action in the negleted crisis of unintended pregnancy" dell'Agenzia delle nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) evidenzia che, a livello globale, si stima che 257 milioni di donne che vogliono evitare la gravidanza non utilizzano metodi contraccettivi moderni e sicuri, e di queste, 172 milioni non utilizzano alcun metodo.
Ogni anno, il 6% delle donne deve affrontare una gravidanza indesiderata e, nel 60% dei casi, queste gravidanze finiscono con l'aborto. Il 45% di tutti gli aborti a livello globale non è sicuro e causa il ricovero in ospedale di circa sette milioni di donne all'anno, con una ricaduta importante sui costi dei sistemi sanitari. Nei Paesi in via di sviluppo, gli aborti non sicuri costano circa 553 milioni di dollari all'anno. In pratica per molte donne e ragazze, la scelta se rimanere incinta o meno, non è una scelta. In questi casi cosa fare? Per prima cosa sarebbe bene parlarne con il proprio partner, condividere insicurezze e paure con le persone che ci sono più vicine e scegliere autonomamente se continuare o interrompere la gravidanza in base a ciò che riteniamo più giusto per noi e per l'eventuale futuro bambino.
Quali sono le cause di una gravidanza indesiderata
Numerose gravidanze indesiderate sono dovute a rapporti occasionali non protetti. Da una stima del rapporto Unfpa per ogni dollaro speso in servizi contraccettivi, si ridurrebbero di tre dollari i costi di gravidanza e assistenza neonatale. Ma la gravidanza indesiderata, continua il Rapporto, è spesso legata alla violenza. Circa il 13% delle donne e ragazze di età compresa tra i 15 e i 49 anni, sono state vittime di violenze da parte del partner negli ultimi 12 mesi. Per ridurre il numero delle gestazioni impreviste è necessario investire sull'educazione sessuale di adulti e adolescenti ed è necessaria una maggiore consapevolezza sociale che richiami l'attenzione sul diritto di tutti all'autonomia corporea e su ciò che è necessario per raggiungerla.
Gravidanza indesiderata, come dirlo al partner
La scoperta di essere rimasta incinta senza averlo preventivato può causare turbamento nella donna ma anche nel partner e nei genitori di entrambi, soprattutto se la coppia è in giovane età. La prima cosa da ricordare è che i genitori sono anche le persone che meglio di tutti possono dare il supporto e l'aiuto necessari, perché amano i figli incondizionatamente. Riguardo al proprio compagno, al minimo sospetto di aspettare un bambino, sarebbe bene parlarne con il partner per capire come poter affrontare la situazione.
Si potrebbe fare un test di gravidanza in sua presenza perché apprendere la notizia insieme può essere meno difficile che trovare le parole giuste per dirlo successivamente. È possibile che un uomo proponga più facilmente l'aborto perché vive l'evento con una consapevolezza diversa dalla donna, l'embrione non è nel suo corpo. Perciò, davanti al tentativo di tirarsi indietro, si potrebbe provare a rassicurarlo, riportarlo alla calma e dargli del tempo per elaborare la notizia (come dovrà fare anche la donna). In ogni caso, prima di prendere qualsiasi decisione, è utile cercare di capire cosa si vuole davvero e non lasciarsi condizionare da giudizi o reazioni di altre persone.
Quanto tempo si ha per interrompere una gravidanza indesiderata
Come riporta il ministero della Salute, oggi in Italia la donna può richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Dal 1978 questo intervento è regolamentato dalla Legge 194/78, che descrive con chiarezza le procedure da seguire in caso di richiesta di interruzione di gravidanza:
- esame delle possibili soluzioni dei problemi proposti
- aiuto alla rimozione delle cause che porterebbero all'interruzione della gravidanza
certificazione - invito a soprassedere per sette giorni in assenza di urgenza, sia entro che oltre i primi 90 giorni di gravidanza.
Esistono due tecniche per eseguire una interruzione volontaria di gravidanza: metodo farmacologico e metodo chirurgico.
Il primo è una procedura che si basa sull'assunzione di almeno due principi attivi diversi, il mifepristone (meglio conosciuto col nome di RU486) e una prostaglandina, a distanza di 48 ore l'uno dall'altro. Il metodo farmacologco può essere fatto fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale. Il metodo chirurgico può essere effettuato, in anestesia generale o locale, presso le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale e le strutture private convenzionate e autorizzate dalle Regioni.
Fonti
- Unfpa - Seeing the Unseen
- Ministero della Salute - Interruzione volontaria di gravidanza
Ti potrebbe interessare
- La negazione di gravidanza
- La gravidanza isterica o falsa gravidanza
- Donne che partoriscono senza sapere di essere incinte
- Sei incinta? I sintomi gravidici più comuni
- Cosa succede quando in gravidanza non si ha nessun sintomo