Proteggersi dal Papilloma Virus attraverso il Pap Test è il miglior modo per fare prevenzione attreverso lo screening per individuare il tumore del collo dell'utero. Il Pap Test è un'arma indispensabile e, anche se non va ripetuto ogni anno ma con cadenza regolare a seconda delle fasce d'età e ai fattori di rischio, non è un esame che può essere lasciato nel dimenticatoio. Ma come comportarsi col Pap Test in gravidanza? Quali sono le linee guida per le donne incinte e come comportarsi se il test dà esito positivo? Ecco le risposte alle principali domande
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Pap Test in gravidanza, linee guida
Non c'è nessuna controindicazione a eseguire il Pap Test in gravidanza, anzi, l'esame di screening è assolutamente consigliato dagli esperti. Secondo le linee guida del Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma (GISCI) infatti "circa l'1-3% delle donne che ricevono una diagnosi di carcinoma cervicale si trovano in gravidanza o nel post-partum, con un'incidenza stimata tra 0,8 e 1,5 casi ogni 10.000 nascite e circa 2 ogni 10.000 gravidanze". Purtroppo, continuano le linee guida del GISCI, "il carcinoma della cervice uterina rappresenta, insieme al carcinoma mammario e al melanoma, uno dei tumori più frequentemente diagnosticati durante la gravidanza".
In questo senso il Pap Test è un ottimo modo per attivare un'analisi virtuosa, anche in gravidanza: non fa male al bambino e neanche alla mamma, anzi, per lei è davvero un alleato.
Come si fa il Pap Test in gravidanza?
Esattamente allo stesso modo di quando non si è in gravidanza. Come riporta l'AIRC, "l'esame si effettua con le stesse modalità di una visita ginecologica, durante la quale si applica lo speculum, uno speciale strumento che dilata leggermente l'apertura vaginale in modo da favorire il prelievo. L'operatore inserisce poi delicatamente una speciale spatola e un bastoncino cotonato che servono a raccogliere piccole quantità di muco rispettivamente dal collo dell'utero e dal canale cervicale.
Su questo campione, in laboratorio, si farà l'esame citologico, sulle cellule esfoliate dal tessuto di rivestimento della cervice, esaminandole con appositi metodi di colorazione e un approfondito esame computerizzato".
Il Pap Test in gravidanza quindi viene solitamente effettuato un doppio prelievo di muco cervicale per l'esame citologico della cervice uterina: uno esocervicale con la spatola di Ayre, l'altro endocervicale tramite brush che può essere effettuato anche in gravidanza senza alcuna controindicazione.
Il GISCE conferma che non ci sono rischi per la gravidanza quando si fa il Pap Test, sebbene vengano evitati alcuni dispositivi di prelievo endocervicale dopo la decima settimana di gravidanza. Vengono quindi usati "strumenti alternativi, per
i quali non è segnalata controindicazione e che i programmi di screening possono adottare perconsentire la sorveglianza delle donne gravide".
Chi può fare il Pap Test
Tutte le donne, a scopi preventivi. Possono farlo le donne in gravidanza, le donne vergini (il medico e l'ostetrica che eseguono il test devono essere informati così che possano usare strumenti adeguati per dilatare l'apertura della vagina) e le donne in menopausa, almeno fino ai 65 anni d'età.
Pap Test in gravidanza, fino a quando si può fare?
Le linee guida del GISCI in merito a Pap Test in gravidanza confermano che è possibile effettuare il test "nel primo trimestre di gravidanza, entro la dodicesima settimana di gestazione e 6 giorni". Questa regola vale soprattutto se il test non è stato eseguito nei tre anni precedenti, i cui risultati invece valgono ancora. L'HPV test è stato introdotto nel 2018 come sostituto del Pap Test nel Piano Nazionale Prevenzione 2014-2018 e validato dal GISCI nel 2020: è un esame che va alla ricerca del papilloma virus, il responsabile del cancro alla cervice.
Per le donne non in gravidanza, secondo le nuove linee guida, valgono queste regole:
- Il Pap Test deve essere fatto ogni tre anni dalle donne tra i 21 e i 29, visto che le infezioni sono più frequenti in questa fascia di età
- L'HPV test va invece fatto ogni cinque anni nella fascia d'età tra i 30 e i 65 anni per verificare la presenza del Papilloma Virus
La differenza tra i due test sta proprio in questo: l'HPV test cerca il virus stesso e lo fa con molta efficacia (per questo può essere ripetuto ogni 5 anni), mentre il Pap Test, pur essendo ugualmente efficace, va in cerca delle lesioni preneoplastiche e neoplastiche della cervice uterina che, spesso, provoca.
Il primo modo è più veloce ed economico del sistema sanitario, sebbene il Pap Test rimanga comunque uno strumento di screening di secondo livello. Vengono effettuati allo stesso modo ma cambiano dunque i metodi analitici e valgono le stesse regole per le donne in gravidanza.
Pap test in gravidanza positivo
Se il Pap Test indica la presenza di lesioni o l'HPV test ha individuato il Papilloma virus in una donna in gravidanza, biogna stare tranquille: non sono stati dimostrati rischi per il bambino. Bisogna però tenere sotto controllo le lesioni e rimandare la terapia a dopo il parto. Non ci sono problemi neanche con l'allattamento, una volta che il bambino sarà nato e non comporta malformazioni fetali o altri problemi per il feto.
Nelle donne non in gravidanza, con un HPV test positivo, si effettua prima un Pap Test, per verificare che non ci siano state modificazioni o lesioni sul collo dell'utero; se anche questo secondo test darà esito positivo, si procederà con la colposcopia.
Un test HPV positivo con un Pap Test negativo implica invece la ripetizione del primo test di screening dopo un anno per verificare la presenza o meno dell'infezione, che di solito scompare spontaneamente in questo arco di tempo.
Va da sè che questa indagine di approfondimento per le donne in gravidanza con test HPV positivo o Pap Test positivo dovranno essere effettuati subito dopo il parto.
Cosa fare se compaiono i condilomi genitali
I condilomi sono piccole lesioni, chiamate anche "creste di gallo", che possono comparire sui genitali maschili o femminili e provocare bruciore o prurito. Non sono pericolosi ma, se si presentano in gravidanza, il rischio (possibile ma non obbligato) è quello di dover fare un taglio cesareo anziché un parto naturale alla nascita, sebbene possano essere facilmente trattate con anestesia locale prima di partorire per via vaginale.
Fonti per l'articolo: GISCI, Indicazioni per il prelievo dello screening del carcinoma cervicale; Ministero della Salute, Piano nazionale della prevenzione 2014-2018