Quarta malattia
La quarta malattia (detta anche “scarlattinetta”) è una malattia esantematica che colpisce in prevalenza i bambini, soprattutto durante la primavera e l’estate.
I sintomi della quarta malattia
La sintomatologia della quarta malattia insorge generalmente a una settimana dal contagio che il più delle volte avviene attraverso le goccioline di saliva; i sintomi che si manifestano dopo il contagio sono un modesto rialzo febbrile, faringe arrossata, ingrossamento delle linfoghiandole latero-cervicali, un lieve esantema, simile a quello della scarlattina, costituito da piccolissimi puntini rossi in rilievo, molto fitti che scompaiono nel giro di pochi giorni lasciando una fine desquamazione cutanea. L’esantema è sempre modesto e fugace e gli altri sintomi, talvolta, possono essere quasi assenti.
Come si cura
La quarta malattia viene trattata come la scarlattina ossia con una terapia antibiotica
da protrarre indicativamente per una decina di giorni. La prognosi è sempre buona e il decorso è di pochi giorni. Non da complicazioni nemmeno se presa in gravidanza
A circa due settimane dalla scomparsa della malattia è consigliabile effettuare l'esame delle urine, per accertarsi che la funzionalità renale sia buona, ed un tampone faringeo che confermi la scomparsa del batterio
Le petecchie - puntini rossi
Le petecchie sono delle macchioline color rosso porpora che coinvolgono pelle e mucose. Sono dovute al sanguinamento all’interno della pelle, o meglio allo stravaso dello stesso negli spazi cutanei interni. Sono dovute a delle semplici emorragie dei piccoli vasi sanguigni
Come si manifestano
Si presentano sottoforma di puntini rossi o macchie accompagnate da bolle. Il colore è rosso porpora, ma può essere anche rosso vivo. Le petecchie compaiono in seguito a traumi, oppure a malattie legate alla coagulazione del sangue, in seguito a tosse, o a causa dell’aumento della pressione. Molte volte, le petecchie possono essere il segnale di una patologia chiamata piastrinopenia – difetto di coagulazione dovuto al numero basso di piastrine – oppure il primo sintomo di malattie infettive come la sepsi da meningococco. Questa malattia, caratterizzata dalla riduzione del numero di piastrine che è il maggiore responsabile del sanguinamento spontaneo, va diagnosticata da un medico e si manifesta proprio con le petecchie, ma anche con ecchimosi, sanguinamenti dalle mucose – ad esempio l’epistassi (sangue dal naso) - e sanguinamento precoce dopo traumi o interventi chirurgici
Come comportarsi in caso di comparsa di petecchie?
Se le petecchie compaiono a seguito di un trauma, proprio nel punto in cui il bambino ha subito l’urto, non c’è da preoccuparsi: basta sentire il parere del pediatra ed agire in base ai suoi suggerimenti
Bisogna chiamare il pediatra tempestivamente ed informarlo della situazione, qualora la manifestazione cutanea comparisse di punto in bianco e non riuscite a legarla ad alcun fenomeno fisico, come la tosse e soprattutto in caso di febbre e di uno stato fisico abbastanza preoccupante
Malattie esantematiche nei bambini
L'esantema noto anche come rash è un'eruzione cutanea di pustole, vescicole e bolle. Le eruzioni sono tipiche – anche se non esclusiva – di alcune malattie dei bambini, come il morbillo, la rosolia, la varicella, note appunto come malattie esantematiche, e per lo più di origine virale. (Fonte: Wikipedia)
Malattia mani piedi e bocca
Le malattie esantematiche preoccupano sempre le mamme. Le bollicine e l'eritema spesso provocano fastidio e prurito e non sempre si sa distinguere una malattia dall'altra.
In attesa che il pediatra si pronunci su quale tipo di malattia sia ecco delle utili immagini per riconoscere sintomi e cure.
La malattia mani piedi bocca, a differenza delle altre malattie esantematiche, non sembra che provochi un innalzamento della temperatura corporea, a parte rari casi in cui si manifesta una leggera febbricola e un episodio di faringite che spesso passa inosservato.
La malattia è contagiosa e di natura virale - è, infatti, causata dal virus coxsackie A16 - e si manifesta prevalentemente nei mesi caldi e tra maggio e novembre; colpisce maggiormente i bambini in età scolastica e prescolastica.
Il contagio avviene per contatto diretto attraverso
secrezioni nasali e saliva quindi con colpi di tosse, starnuti o tramite contatto con le feci dei pazienti infetti. Dal momento del contagio all'eruzione dei primi segni visibili passano circa
5 giorni.
Talvolta prima dell'
eruzione cutanea si presenta una leggera
febbricola o una faringite, ma nella maggior parte dei casi si verifica uno sfogo nel cavo orale, con delle piccole erosioni grigiastre contornate da u
n alone rosso vivo. Solo dopo qualche giorno appaiono delle vescicole che causano dei leggeri bruciori e poco prurito anche nel palmo delle mani e nella pianta dei piedi. Tra i principali sintomi ci può essere anche l’
inappetenza
La malattia non necessita di isolamento né di particolari cure. Si risolve spontaneamente in dieci/quindici giorni, anche se, ovviamente, si deve prestare molta attenzione all'i
giene del bimbo, in particolare nelle zone dove son apparse le vescicole, per evitare che queste si infettino
Rosolia
La rosolia è infettiva ed è causata dal virus del genere rubivirus. In genere si contrae in età infantile, tra i 5 e i 14 anni, ma è possibile anche esserne colpiti durante l’età adulta. Il problema sussiste qualora fosse una donna in gravidanza a contrarre la rosolia. In tal caso la malattia potrebbe comportare gravi danni al feto – soprattutto nelle prime settimane, aborto spontaneo e morte intrauterina, oppure causare la nascita di feti privi di vita o con difetti congeniti.
È possibile valutare l’immunità della mamma con il rubeotest che verifica la presenza o meno della stessa.
La rosolia nel bambino è considerata come una semplice malattia dalla quale si esce nel giro di qualche giorno e lasciando che la stessa faccia il suo decorso. Può essere prevenuta con un vaccino, non obbligatorio, che viene chiamato trivalente perché contro morbillo, rosolia e parotite.
Rispetto al morbillo è una malattia che comporta uno stato di malessere molto più lieve e, a fare la differenza, è anche l’assenza di tosse o rinite. Potrebbe comparire anche la febbre, ma lieve.
È possibile contrarre la rosolia una sola volta nella vita, come per il morbillo o la varicella e, al quel punto, si diventa immuni.
Rosolia, sintomi
In genere, i primi segnali sono lieve febbre, rigonfiamento doloroso delle linfoghiandole situate dietro il collo, con eruzione cutanea rossastra diffusa sulla pelle che dura poco tempo. L’esantema è simile a quello del morbillo, ma è meno evidente, più leggero. Si diffonde partendo dal viso, poi interessa il collo sino ad invadere anche il tronco, braccia e gambe. Anche la lingua rimane interessata dalla presenza dell’esantema che dapprima comincia a svilupparsi con macchioline rosse che si fondono sino a diventare una intera.
Si trasmette tramite le
goccioline respiratorie presenti nell’aria e che si disperdono attraverso uno starnuto o venendo a contatto con le secrezioni provenienti da naso e bocca del soggetto infetto. Il periodo di
incubazione va dalle 2 alle 3 settimane prima della comparsa dei primi sintomi ed il soggetto è da ritenersi capace di trasmettere la malattia, dalla settimana precedente la comparsa dell’eruzione rossastra sulla pelle, sino a circa 4 giorni successivi al verificarsi del fenomeno.
Quando ci troviamo di fronte ad un
neonato affetto da
sindrome congenita – che ha contratto la malattia in gravidanza – egli diventa un soggetto infetto per lunghi periodi. In tal caso, infatti, il virus può essere trasmesso anche due mesi dopo la nascita o, addirittura, anche dopo più di un anno.
Come le altre malattie esantematiche, anche la rosolia non presenta una cura specifica, né esistono farmaci mirati al problema. Bisogna aspettare che la malattia faccia il suo corso, al massimo, qualora si verificasse la presenza di febbre alta – caso eccezionale perché la rosolia comporta solo febbre lieve – abbassarla con l’utilizzo del
paracetamolo. Ovviamente è bene chiedere sempre il parere del pediatra
Esiste il
vaccino trivalente contro morbillo-rosolia-parotite che serve come cura preventiva per combattere la malattia. Le dosi consigliate sono: una tra i 12 e i 15 mesi e l’altra dose di richiamo verso i 5-6 anni
Morbillo
Il morbillo è una malattia esantematica che compare, in genere, nei bambini tra i 3 e i 10 anni. Nei primi sei mesi di vita il neonato è protetto dagli anticorpi della mamma, se la mamma ha contratto in passato la malattia.
Il contagio avviene attraverso una persona che ha contratto il morbillo e che è considerata soggetto infettivo sino a tre giorni prima dalla comparsa della malattia e fino a cinque giorni dopo la comparsa dell’eruzione cutanea. Viene contratto dopo contatto diretto con la
saliva o il muco del malato, oppure attraverso le goccioline respiratorie di tosse,
starnuti o semplicemente parlando.
Bisogna sottolineare che non avviene tramite terze persone venute a contatto con soggetti contagiati. Se, ad esempio, il piccolo ha il morbillo e le persone con cui viene a contatto non hanno contratto la malattia, tali persone non sono da considerarsi portatori della malattia esantematica.
Il periodo di
incubazione va dagli 8 ai 12 giorni e le eruzioni cutanee cominciano ad intravedersi al 14esimo giorno dal contagio
Morbillo, sintomi
I primi sintomi sono raffreddore,
congiuntivite, starnuti, tosse secca, spossatezza ,malessere generale, secrezione nasale e febbre alta intorno ai 39/40°. Le prime macchioline sbucano sul viso, partendo dalla fronte e dietro i capelli, poi dietro le orecchie per poi espandersi sul tutto il viso e il corpo come tronco, braccia e gambe.
Le macchioline sono rosse e nel corso della malattia è possibile anche toccarle con le dita e sentirle leggermente protuberanti. Dopo 3-4 giorni l’esantema comincia ad attenuarsi e comincia a calare anche la febbre andando verso il miglioramento dello stato di salute del piccolo.
Il morbillo non ha una cura specifica. Generalmente, si fa decorrere normalmente la malattia, si può cercare solo di tenere sotto controllo la febbre ed abbassarla con i farmaci adatti (
paracetamolo), placare il senso di raffreddamento e la tosse, ma per il resto non esistono cure mirate.
L’unico rimedio è la prevenzione che va fatta con il vaccino trivalente morbillo, rosolia. parotite. Viene somministrato intorno ai 15-18 mesi di vita, con una dose di richiamo intorno ai 5-6 anni oppure intorno ai 10-11 anni.
L’utilizzo di farmaci come
antibiotici avviene solo nel caso in cui ci siano complicanze batteriche. Il piccolo può considerarsi guarito non prima di 5 giorni dalla comparsa delle macchioline
Scarlattina
La scarlattina è una malattia batterica infettiva provocata dallostreptococco beta emolitico di gruppo A che è anche responsabile di altre infezioni, come la tonsillite e l’impetigine (infezione della pelle) e colpisce i bambini tra i 3 e i 10 anni, ma mai al di sotto dei 6 mesi di vita. A differenza delle altre malattie esantematiche non da immunità una volta contratta: è possibile essere contagiati dalla scarlattina più volte.
Contagio
Si trasmette attraverso le goccioline di saliva della persona infetta, quindi per contatto diretto. Non è facilissimo contrarre la scarlattina perchè, trattandosi di una malattia batterica e non virale, necessita di una prolungata presenza accanto alla persona infetta.
La persona infetta può trasmettere il batterio sino a 24-48 ore dopo l’inizio della cura con antibiotici. Il periodo d’incubazione è minore, a differenza delle altre malattie infantili, in effetti va da 24 ore sino a 3 giorni
I sintomi della scarlattina
Lo stato di malessere generale potrebbe confondere la mamma in merito alla specifica malattia contratta dal bambino: i segnali sono molto simili a quelli di morbillo, piuttosto che di rosolia. Il piccolo avvertirà un generale stato di spossatezza, mal di gola, vomito, febbre, mal di testa e mal di pancia.
La febbre oscillerà tra i 38 e i 40°C ed avrà picchi elevati nel secondo giorno della malattia per poi cominciare a scendere a partire dal terzo giorno.
Quando la situazione fisica del piccolo pare essere abbastanza allarmante è bene contattare immediatamente il pediatra.
I segnali della scarlattina compaiono anche sulla lingua e sulla cute. Nel primo caso, la lingua sarà ricoperta da una velatura biancastra che con il passare delle ore diverrà rossastra con il diffondersi di chiazze in rilievo.
L’esantema dalla lingua si estenderà in alcune zone del corpo come ascelle, inguine. Si presenta con puntini rossi molto fitti che permangono sulla cute per pochissimo tempo, dalle 24 alle 48 ore al massimo. I puntini, poi, andranno scomparendo cedendo il posto a una pelle desquamata, segnale di scomparsa graduale dell’esantema dalla cute del piccolo.
Il mal di gola è dovuto alle tonsille gonfie e alla presenza di pus.
Come curare la scarlattina
Essendo una malattia di origine batterica, la scarlattina si cura con terapia antibiotica prescritta dal medico e il piccolo può ritenersi non infettivo già dalle 48 ore successive all’inizio dell’assunzione di antibiotici.
Parotite
La parotite (più comunemente nota come orecchioni) colpisce soprattutto i bambini tra i 5 e i 10 anni e crea immunizzazione dopo esser stati contagiati. La parotite può essere pericolosa solo se si contrae da adulti.
È molto meno infettiva rispetto al morbillo o alla varicella ed il picco di contagio si ha all’inizio della primavera e nel tardo inverno.
Si trasmette per via delle goccioline di saliva infetta del paziente che ha contratto la malattia o attraverso il materiale che è contaminato dalla stessa. Il virus è un paramixovirus e si annida nella bocca, o meglio nella saliva, già da 1 a 6 giorni prima della comparsa del rigonfiamento delle ghiandole salivari e ci rimane per tutta la durata della malattia, che va dai 5 ai 9 giorni.
L’incubazione del virus va dai 14 ai 24 giorni
La parotite può essere prevenuta anche con il vaccino trivalente per morbillo-rosolia-parotite
Scopri quali sono i sintomi della parotite
Parotite, sintomi
I sintomi principali sono brividi di freddo, mal di testa, febbre alta – tra i 39 e i 40° - inappetenza, malessere generale, tumefazione delle
ghiandole parotidee che rendono il viso del bambino gonfio come se avesse delle caramelle nella bocca.
Deglutire e
masticareper il piccolo risulta difficile, anche il passaggio in gola di succhi acidi, come spremute di agrumi, pizzicano e creano fastidio. Le
ghiandolegonfie sono dolenti e la pelle si dilata mostrandosi lucida.
È possibile essere soggetti a complicanze, come l’
orchite (che può coinvolgere i soggetti infetti in età postpuberale. Sarebbe l’infiammazione del testicolo, in genere di uno, che può essere confuso con appendicite, qualora fosse il destro ad essere interessato), meningite, encefalite, pancreatite ed altre. Ma sono, in genere, molto rare.
Altri sintomi diffusi sono torcicollo, nausea, vomito, sonnolenza e convulsioni
Molte volte la parotite può anche essere asintomatica e in genere non esiste una cura specifica per questa malattia, si va ad agire sulla cura dei sintomi (qualora fossero manifesti). Ad esempio, è possibile ridurre il dolore provocato dalla
masticazione evitando di introdurre cibi solidi ed insistendo, nella dieta, con cibi liquidi. Vanno evitati i liquidi acidi e per il mal di testa è consigliato un analgesico, come il paracetamolo che aiuta anche ad allevare il dolore provocato dalle ghiandole.
Ovviamente è regola fondamentale, non appena si ha il sospetto che il piccolo sia affetto da parotite, consultare il pediatra che indicherà la cura più adeguata.
Se non esistono complicanze del tutto gravi che impediscono di vivere delle giornate tranquille con la parotite, il bambino può
giocare serenamente. Bisogna solo stare molto più attenti e controllarlo qualora vada incontro a cali o malessere in generale. Nel giro di 10-12 giorni dovrebbe ristabilirsi ed uscire completamente dalla malattia. Il gonfiore, anche se non ha interessato entrambe le ghiandole parotidee, abbandona il bambino completamente dopo circa una
settimana dalla guarigione
Varicella
La varicella è una malattia esantematica causata da un virus della famiglia degli Herpes Virus chiamato Varicella Zoster. Si prende attraverso contatto diretto con la saliva di chi già ce l'ha, oppure con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche parlando a distanza molto ravvicinata, oppure con il contatto con il liquido contenuto nelle bolle. Può anche essere trasmessa, ma con minore facilità, da un individuo affetto da Herpes Zoster (fuoco di S.Antonio). I periodi di maggior contagio sono il tardo inverno e l'inizio della primavera.
Se un familiare contrae la varicella la trasmetterà all'80-90% dei conviventi che non l'hanno avuta in precedenza. Gli adulti presenteranno spesso una forma più grave della malattia. Nel caso di un contatto occasionale in ambiente scolastico o di lavoro, il pericolo di ammalarsi per le persone non immuni è circa del 30%.
In genere dopo 14-16 giorni dal contatto con la persona infetta, compaiono i primi sintomi ma si possono anche avere casi da 10 a 21 giorni dal contagio. La persona malata è infetta da 1-2 giorni prima dell’inizio delle manifestazioni cutanee fino a quando le lesioni sono tutte ricoperte da croste (6-9 giorni).
Scopri come sono le vescicole della varicella e quali sono i sintomi
Vescicole della varicella
La varicella inzia a manifestarsi con malessere generale e febbre, in genere lieve, ma che può arrivare anche a 39°-40°C. Dopo pochi giorni compare l'esantema, molto pruriginoso, prima su cuoio capelluto,viso e tronco, poi si estende all'addome, ai genitali, alle braccia ed agli arti inferiori. Le manifestazioni cutanee appaiono come macchioline rosse, quasi brufolini o punture d'insetto, lievemente rilevate al tatto, del diametro di 2-3 mm, che nel giro di poche ore si trasformano in vescicole (contenenti liquido chiaro). Queste in alcuni giorni diventano torbide tramutandosi in pustole e, quando si seccano, diventano croste che si staccano spontaneamente senza lasciare cicatrici (tranne nelle forme con sovrainfezione batterica). Le lesioni cutanee si risolvono completamente in circa 10-14 giorni.
Una volta contratta la varicella, il virus rimane per tutta la vita nel nostro organismo, annidato nei gangli delle radici dei nervi spinali, pur senza dare sintomi (si dice, in questo caso, che rimane latente). Può accadere che, soprattutto negli adulti e negli anziani, il virus si riattivi, causando l'Herpes Zoster o "fuoco di Sant'Antonio" (grappoli di vescicole spesso dolorosi, localizzati lungo il decorso di un nervo sensitivo). Ciò accade per cause non chiare, ma certamente legate ad uno stato più o meno grave di deficit delle difese immunitarie: terapie per malattie tumorali, malattie che causano immunodepressione, uno stato di stress prolungato o di debilitazione, l'età anziana. In altre parole, l'eruzione del fuoco di Sant'Antonio viene dall'interno e non richiede alcun contagio recente.
Scopri come si cura la varicella
Varicella, come si cura
- Come si cura la varicella
Nel bambino sano è la terapia è solo di supporto. Si somministrano
antifebbrili come la paracetamolo e antistaminici per il
prurito. È consigliabile tenere corte e
pulite le unghie del piccolo per evitare che infetti le vescicole grattandosi. Esiste un farmaco specifico per la varicella, chiamato
Aciclovir, che, somministrato per bocca entro 24 ore dalla comparsa delle prime manifestazioni cutanee, provoca una diminuzione della durata e dell'entità della febbre, e del numero e della durata degli elementi cutanei. Il suo uso non è raccomandato nel bambino sano, ma può essere preso in considerazione nei bambini maggiormente a rischio di complicazioni come quelli di oltre 12 anni di età, o con malattie respiratorie e cutanee croniche gravi o nei casi secondari che avvengono in famiglia (e che di solito hanno un decorso più grave).
- Quanto tempo si deve stare assenti da scuola in caso di varicella?
La legge italiana prevede la riammissione a scuola dopo 7 giorni dalla comparsa delle prime manifestazioni cutanee.
- Complicanze della varicella
La varicella è solitamente una malattia ad esito benigno, ma nel 15-20% dei casi può presentare complicanze come una
sovrainfezione batterica (da stafilococco o da streptococco) delle lesioni cutanee, secondaria a grattamento delle vescicole. Raramente epatite, encefalite (infezione del sistema nervoso centrale), polmonite, artrite, glomerulonefrite. La varicella è raramente grave nel bambino sano, ad eccezione dei bambini molto piccoli e in quelli che presentano una grave immunodepressione
Scopri come alleviare i sintomi
Varicella, vaccino
- Come alleviare i sintomi e il prurito?
Per alleviare il prurito utilizzare al bisogno degli
antistaminici(oxatomide va bene anche nei lattanti), fare il bagno anche tutti i giorni con farina d'avena o amido di riso (ovviamente, con la dovuta attenzione a non frizionare troppo sulle vescicole) e applicare sulla pelle del latte idratante. Il
talco mentolato è consigliato ma non è particolarmente utile, in quanto con
la sudorazione si raggruma, peggiorando il fastidio; inoltre, nei piccoli è decisamente sconsigliato l'uso di qualsiasi polvere (talco in genere), per il rischio che venga inalata.
Per la tosse, si possono usare dei sedativi, scegliendo fra quelli centrali (sconsigliati nei lattanti) e periferici
E' importante impedire che il bambino si
gratti perchè ciò può far sì che rimangano delle
cicatrici dopo la caduta delle crosticine
Il
vaccino contro la varicella. Conviene farlo?
Da qualche anno è disponibile in Italia un vaccino contro la varicella: in genere viene somministrato in un'unica dose sotto i 13 anni di vita e in due somministrazioni sopra tale età. La vaccinazione è indicata nella prima infanzia, nei bambini più grandi e negli adolescenti ancora suscettibili, che non hanno cioè contratto la malattia
Orticaria
L'orticaria più che una malattia può essere considerata un fastidio o, ancora meglio, la manifestazione di un avvenimento strano che sta avvenendo nell’organismo del piccolo.
Si manifesta con un forte prurito diffuso su tutta la pelle, la presenza di numerosi pomfi circoscritti di varie dimensioni (la grandezza può andare da 1 a 2 mm, sino a qualche centimetro, dipende dall’entità della reazione corporea al fenomeno in corso).
La presenza di questi rigonfiamenti ha durata limitata, dalle 24 sino alle 48 ore massimo, tendendo poi a scomparire. La manifestazione dei ponfi è spesso accompagnata anche da gonfiore di lingua, labbra, occhi e bocca, reazione più frequente negli adulti che nei bambini
Le cause dell’orticaria
Le motivazioni che scatenano questa reazione hanno origine allergica, soprattutto quando l’orticaria si manifesta immediatamente dopo l’assunzione di un farmaco o di altre sostanze alimentari. Può anche essere di natura cronica, e in questi casi, ovviamente, è consigliato un esame medico approfondito.
L’orticaria si manifesta per via di un processo chimico che avviene all’interno del corpo: si liberano mediatori chimici (in particolare la conosciuta istamina) che comportano questo tipo di risposta immediata ed evidente
Le sostanze che causano l’ orticaria
Sono prevalentemente gli alimenti o i farmaci a scatenare la reazione corporea, per via di una risposta allergica. La penicillina, i vaccini o sostanze alimentari come pesce, uovo, nocciole e noccioline, arance, pesche, latte sono i maggiori responsabili di allergie e quindi di orticaria. Quando si tratta di orticaria non cronica, il fastidioso prurito accompagnato da ponfi, ha durata temporanea.
In molti altri casi l’origine, più che dovuta da un fattore alimentare, può essere scatenata da infezioni virali – epatite B, ad esempio – oppure infezioni respiratorie.
Altre cause irritanti per il piccolo sono il freddo, lo sforzo fisico, le emozioni improvvise o quelle che non riesce a gestire, oppure per via di altri fattori come punture d’insetti, contatti con sostanze irritanti.
Le preoccupazioni dei genitori si accentuano nel momento in cui l’orticaria non accenna a scomparire: può anche durare oltre 6 settimane, parleremo allora di orticaria cronica
Scopri come riconoscere l'orticaria e come curarla
Orticaria, sintomi
- Come riconoscere l’orticaria e la sua causa
La presenza di
prurito, pomfi rigonfiamenti attorno alle estremità del viso possono manifestarsi subito dopo l’assunzione di un farmaco, dopo circa 15-20 minuti, ed in questo caso non sarà difficile capire la causa del fastidio. Qualora la mamma non riuscisse ad associare alcun evento a questo fenomeno, potrebbe trattarsi di una
forma acuta di orticaria e la causa andrebbe ricercata a fondo: potrebbe derivare da un’infezione intestinale o anche respiratoria.
Molte volte, l’origine delle orticarie croniche si attribuisce alle allergie, e per questo si chiede risposta ai test allergologici che possono anche rivelarsi negativi. A quel punto, dove ha origine la manifestazione? Potrebbe derivare dalla presenza nell’organismo di
autoanticorpi, cioè anticorpi prodotti internamente che si scatenano contro il proprio sistema: parliamo, in questo caso di malattie autoimmuni. In effetti, l’orticaria spesso si manifesta in bambini affetti da celiachia o anche da tiroidite.
Come si cura l’orticariaSe parliamo di
manifestazioni isolate, allora è possibile curarla con l’uso di
antistaminici o, nei casi più gravi, con
cortisonici. Se la causa è di origine allergica legata ad un farmaco o ad un alimento, va assolutamente vietata l’assunzione della sostanza
Impetigine
L'impetigine è un’infezione superficiale della pelle particolarmente contagiosa e che quindi può essere trasmessa anche negli adulti. Uno dei periodi dell’anno più favorevoli per la diffusione di questa malattia sono proprio i mesi estivi.
Quali sono le cause scatenanti dell’impetigine? Scarsa igiene, presenza contemporanea di altre malattie (come ad esempio la dermatite atopica), punture di insetti, eczema, micosi oppure un trauma.
L'impetigine si manifesta oprattutto nella zona della bocca e delnaso (non di rado anche sulle braccia e sulle gambe) compaiono delle bolle e delle vescicole di colore bianco. La bolla (o la vescicola) successivamente si rompe favorendo la fuoriuscita di liquido di colore giallo e la formazione di crosticine sottili. La pelle attorno alla zona infettata può essere arrossata e può esservi prurito.
E’ fondamentale e importantissimo non trascurare l’impetigine sia perché altre persone possono essere contagiate ma anche perché può causare infezioni molto pericolose a carico dello stesso organismo. Può anche capitare che il bambino con impetigine abbia qualche linea di febbre.
Cosa deve fare un genitore?
Contattare immediatamente il medico che vistando il bambino confermerà o meno se si è in presenza di impetigine. Solitamente la cura è a base di antibiotici ad uso locale.
Ecco qualche utile consiglio
- Frizionare delicatamente le parti colpite con acqua e sapone neutro, rompendo le vesciche e rimuovendo tutte le croste. Se questa operazione fosse difficile fare precedere un impacco con acqua tiepida.
- Lavarsi le mani in modo molto scrupoloso dopo aver compiuto questa operazione: c'è il rischio di diffondere l'infezione ad altre parti del corpo in particolare agli occhi.
- Lavare la biancheria del letto, gli asciugamani e i vestiti venuti a contatto delle croste e non usare in comune con altre persone asciugamani o lenzuola, fino a guarigione.
- Tenere pulite le mani e tenere le unghie corte, per evitare graffi che potrebbero infettarsi. Incoraggiare il bambino con impetigine anon toccare e non grattare la pelle nei punti in cui è presente l'infezione.
- Si può tornare al lavoro o a scuola dopo 24 ore dall'inizio del trattamento
Se l’impetigine dopo circa 48 ore dall’inizio della terapia antibiotica dovesse peggiorare o se, sempre sotto terapia antibiotica, dovesse comparire febbre oppure mal di gola dovete chiamare con urgenza il medico
Mughetto in bocca
Il mughetto è un’infezione provocata da un fungo che il neonato può contrarre durante il passaggio dal canale del parto (se la mamma è affetta da candida) oppure durante i primi mesi di vita e trasmetterlo alla mamma durante la poppata.
La lingua si arrossa e diviene liscia e brillante e dopo qualche giorno appaiono chiazze biancastre che sembrano latte cagliato o "ricottino" e che si tolgono facilmente con una garzetta.
Si interviene somministrando una
pomata per via orale sotto prescrizione del pediatra
Sudamina
Come suggerisce il nome stesso, la "sudamina" è un fastidioso sfogo dell'epidermide che colpisce i bambini soprattutto nella stagione estiva, a causa dell'abbondante sudorazione che non evapora bene, attraverso cui vengono eliminati i sali e gli acidi organici. La pelle colpita appare arrossata e ruvida proprio come una "grattugia".
Lo sfogo è formato da bollicine piccolissime (grandi più o meno come una capocchia di spillo), che presentano una parte centrale appena visibile e in rilievo, contornata da un alone rosso, molto spesso accompagnati da un fastidioso prurito.
Se il bambino suda molto, può trarre giovamento anche da due bagnetti quotidiani. Basta limitarsi a immergerlo in acqua appena tiepida e bicarbonato o con un cucchiaio di amido di riso o di mais, che rinfrescano la pelle e sono adatti per le pelle sensibili e irritate. Si possono usare anche saponi liquidi all'amido che aiuta a normalizzare la pelle.
Tonsillite
Le tonsille vengono spesso interessate dalle malattie esantematiche, ad esempio la scarlattina colpisce la faringe e causa un'infiammazione delle tonsille.
A causare la tonsillite spesso sono particolari germi, gli streptococchi; alcuni studi hanno evidenziato che un tipo molto aggressivo di streptococco, lo streptococco beta emolitico di gruppo A, può essere responsabile di gravi complicazioni tra cui l’evoluzione delle tonsilliti in patologie più serie. Tuttavia nella maggior parte dei casi la tonsillite viene curata con un'adeguata terapia e scompare senza lasciare traccia.
Quando togliere le tonsille
- quando il bimbo viene colpito da più di 4-5 episodi di tonsillite all'anno (in età scolare) e più di 6-7 episodi (in età pre-scolare);
- quando sono così voluminose da determinare difficoltà di respirazione attraverso il naso (dispnea) o di ingestione dei cibi (disfagia);
- quando sussiste il rischio di possibili complicazioni
Quinta e sesta malattia
Spesso la quinta e le sesta malattia vengono confuse, ma in realtà si tratta di due malattie molto diverse tra loro.
La quinta malattia è conosciuta anche con il nome di megaloeritema o eritema infettivo ed è causata dal parvovirus B19: è molto frequente nel periodo che va da marzo a maggio. Si tratta di una malattia generalmente non pericolosa che non necessita di cure perché è provocata da un virus; tra l’altro, dal momento che non è infettante non è necessario che il bambino si assenti dalla scuola durante il decorso della malattia.
Nel caso di pazienti con particolari malattie del sangue il decorso può essere più grave.
Un discorso a parte deve essere fatto per quanto riguarda la quinta malattia in gravidanza. In questo caso anche se la malattia non influisce sullo sviluppo del feto, può comunque comportare un rischio di aborto che va dal 3% al 9% nelle prime venti settimane di gestazione e scende allo 0,5% dopo la ventiduesima settimana. Tuttavia il 60% delle donne in età fertile sviluppa degli articorpi contro la quinta malattia e può succedere anche che molte l’abbiano avuta senza accorgersene perché essa può decorrere senza che si manifesti alcun sintomo.
I sintomi della quinta malattia si manifestano in 2 fasi: inizialmente la parte che viene colpita è il volto con le guancie che diventano rosse. Dopo un intervallo di tempo di 3 o 4 giorni su altre parti del corpo (in particolare gambe e glutei) compaiono delle chiazze con il bordo arrossato e il centro chiaro che tendono a confluire tra loro.
L’esantema (cioè l’arrossamento della pelle) agli arti e ai glutei tende a durare molto, generalmente dai 7 ai 15 giorni ma delle volte anche per alcuni mesi; anche quando sembra che sia passato, può ricomparire se il bimbo suda o se la pelle viene esposta al sole
La
sesta malattia (esantema critico o subitum) è una malattia infettiva che colpisce soprattutto i bambini tra i
6 mesi ed i due anni di età questo perché prima dei sei mesi il bambino è ancora protetto dagli anticorpi ricevuti dalla madre in gravidanza. È causata nel 95% dei casi dall'
Herpes virus umano di tipo 6 (HHV6) e nel restante 5%
dall’Herpes virus 7 (HHV7) ed è così denominata perché è il sesto esantema infettivo descritto in medicina. È più frequente da febbraio a maggio e a ottobre.
Come si trasmetteSi può trasmettere attraverso il contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche solo parlando.
L’
incubazione della sesta malattia può durare dai 5 ai 15 giorni. I primi sintomi sono febbre alta, che dura dai 3 ai 5 giorni, raffreddore, congiuntivite e mal di gola. Una volta scomparsa la febbre inizia a manifestarsi l’esantema, con una eruzione cutanea che però tende a scomparire molto velocemente, nel giro di 24-48 ore. Le chiazze in questo caso sono rosee e non confluiscono mai tra di loro. La fase di incubazione è in genere di 10 giorni e il periodo di maggior contagio della malattia coincide con la fase febbrile.
Non esiste un
vaccino per la sesta malattia, poiché si tratta di una malattia molto lieve, di breve durata e senza complicazioni significative. Le complicanze più frequenti sono le convulsioni febbrili.
La terapia è unicamente di supporto e mira a risolvere i sintomi, attraverso la somministrazione di farmaci antifebbrili o anticonvulsivanti