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Vita da mamma in emergenza Coronavirus

di Francesca Capriati - 05.03.2020 Scrivici

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Vita da mamma in emergenza Coronavirus: cosa possiamo imparare da questo momento così delicato

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Vita da mamma in emergenza Coronavirus

La notizia della chiusura delle scuole fino al 15 marzo in tutta Italia è giunta ieri sera. Molti se lo aspettavano, altrettanti se lo auguravano, molti altri sono scettici sull'utilità di questo provvedimento. Quel che è certo è che questa decisione pesa sulle spalle delle famiglie che per parecchi giorni devono organizzarsi per gestire la presenza dei figli a casa, ma non solo: come cambia la nostra vita di mamme in epoca di Coronavirus? E quale insegnamento possiamo trarre da questa emergenza?

Mio figlio undicenne è parecchio spaventato, sin da quando i media hanno cominciato a parlare dell'epidemia ad ogni ora, il Coronavirus ha invaso le nostre vite, i social, le conversazioni e ha fatto emergere le nostre più ataviche e profonde paure. Mio figlio è terrorizzato dagli ospedali e dalle malattie e non fa che domandare quali siano i sintomi dell'infezione e come si cura.

Non sono una mamma apprensiva, mi informo e leggo molto e mi interessano, anche per motivi professionali, i temi scientifici e medici. Non ho mai minimizzato la malattia classificandola come una semplice influenza, ma nemmeno ho caldeggiato i suoi allarmismi e le sue ansie al primo colpo di tosse.

La misura di chiusura delle scuole sembra aver confermato in lui, ma anche in tutti noi, la gravità della situazione e l'urgenza di fare tutti qualcosa nel nostro piccolo per contenere il contagio.

Mi affido a chi ne sa meglio di me e non ho la pretesa di giudicare un provvedimento così serio come la chiusura di tutte le scuole d'Italia, e credo che per essere arrivati a questa decisione così impegnativa vuol dire che ce n'è davvero la necessità. Mi fido.

Tuttavia non posso non considerare che l'atteggiamento generale debba essere corrispondente a questa misura di emergenza.

Ci dicono che non dobbiamo salutarci con la stretta di mano, darci baci e abbracci, che dobbiamo mantenere le distanze tra noi e gli altri.

Di certo, per un popolo come il nostro – caldo, affettuoso, generoso e mediterraneo – tutto ciò può sembrare impossibile!

Ma se vogliamo seguire le indicazioni degli esperti e fare la nostra parte dobbiamo assumerci la responsabilità dei nostri comportamenti, fare sul serio e insegnare ai nostri figli che, seppure senza allarmismi e senza dover indossare una tuta protettiva, è importante seguire alcune regole che vanno a vantaggio della comunità.

Ecco, la comunità. Un altro degli insegnamenti che vorrei trarre e far trarre ai miei figli da questa situazione è il valore della comunità Se guardiamo agli americani abbiamo molto da imparare: per loro la comunità è fondamentale. Quel senso di comunità che in fondo in noi italiani non è così spiccato: tendiamo più a voler prenderci cura del nostro orticello che del parco pubblico.

Proteggere le persone più deboli, gli anziani, le persone malate significa fare la nostra parte per tutelare la comunità intera e svolgere il nostro compito di cittadini.

E noi mamme cosa possiamo imparare da tutto questo?

Riorganizzarsi è d'obbligo. In attesa che il governo ci dica come possiamo fare per andare a lavorare e al tempo stesso occuparci dei nostri figli, mentre facciamo i conti per capire quanto possiamo spendere in baby sitter e imploriamo i nonni di occuparsi ancora una volta dei bambini, siamo come sempre chiamate ad inventare.

Dopo tutti questi giorni siamo a corto di idee: abbiamo già sprecato tutta la pasta modellabile, fatto tutti i lavoretti possibili, creato ricette e dolci fatti in casa, guardato l'intera collezione di film Marvel e il tablet diventa un alleato che mai come oggi sembra non essere più il MALE ASSOLUTO.

Eppure resta, almeno per me, una sensazione di dolcezza per averli in casa: un po' in isolamento, un po' sbuffando per questi giorni di chiusura da scuola, proviamo a ricostruire le nostre giornate.

Lavoro da casa e certamente per molti versi per me è più facile che per altre mamme lavoratrici, ma provare a leggere, tradurre, progettare e scrivere con due bambini che ciondolano per casa lamentandosi “Che noia” può mettere alla prova anche la più rigorosa e disciplinata delle freelance.

Chiariamoci bambini: mamma non è in vacanza, quando voi siete a scuola io lavoro per tutto il tempo, e nemmeno voi siete in vacanza, le scuole sono chiuse per emergenza sanitaria e non è un'occasione per spegnere il cervello.

E dunque? In attesa che i professori di mio figlio che frequenta la prima media si sveglino e mandino dei compiti da fare, delle lezioni per andare avanti col programma, abbiamo organizzato un programma di studio quotidiano per tutte le materie (mi mancava l'homeschooling in effetti...), e il piccolo che sta all'ultimo anno di asilo farà disegni sui libri che abbiamo letto, farà un po' di prescrittura e dei giochini semplici di logica su giornalini adatti alla sua età (siamo abbonati a PICO).

E poi:

  • niente zapping selvaggio brucia-cervello, ma un film al giorno scelto dalla pay tv;
  • aiuto nelle pulizie di casa (sistemando i letti, mettendo a posto la biancheria, passando l'aspirapolvere);
  • fare un gioco insieme, come un gioco di società e, ancor meglio, inventatene uno voi con carta, forbici e pennarello;
  • ovviamente avrete la vostra ora di Tablet con Tik-Tok e videogiochini.

Bambini, prendiamoci del tempo per parlarne e per capire che a volte le emergenze ci spingono al cambiamento e non sempre è negativo: parliamo delle riduzioni dello smog e dei livelli di inquinamento, di quei cieli diventati azzurri in zone in cui l'aria era irrespirabile fino a prima dell'arrivo del virus, parliamo della tecnologia, di come può essere utile per l'uomo e di come possiamo usarla riaffermando il nostro ruolo di “padroni” e non “schiavi”, di come possiamo prenderci tempo, creatività e di come noi genitori possiamo reinventarci il lavoro e scoprire che non è così male dedicarci alla casa, alla famiglia e ai bambini.

E un pensiero va alle mamme che vivono nelle “zone rosse”, per loro la vita è stata stravolta da un giorno all'altro e non credo che possiamo avere la minima idea di cosa voglia dire per loro stare chiuse nel loro piccolo ambiente con i loro bambini.

Chiudo questa riflessione con un aneddoto. Ieri ho detto a mio figlio cinquenne di fare un disegno a piacere mentre io lavoravo: dopo due minuti eccolo arrivare con la sua opera che vorrei condividere con voi e che esprime perfettamente il pensiero totalizzante di questi giorni.

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