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Lo smartworking di una mamma
Quante volte abbiamo sognato ritmi di lavoro più sostenibili, che ci permettessero di conciliare meglio e con maggiore serenità famiglia e professione? L'emergenza Coronavirus ha spalancato le porte allo Smartworking e migliaia di lavoratori si sono ritrovati improvvisamente a vivere una condizione che avevano solo immaginato, a volte sognato, ma che si è presentata in tutta la sua brutale realtà, soprattutto agli occhi delle mamme.
Lavorare da casa con figli piccoli non è affatto facile e ve lo dice una che fa Smartworking da più di dieci anni. La mia fu una scelta ben ponderata (una vita votata all'essere free lance con tutti i pro e contro del caso), ma una cosa è lavorare in una casa silenziosa, dove c'è una postazione ben allestita con computer e tutto ciò che serve e con i miei tempi, tutt'altra è doverlo fare mentre in casa scorazzano due bambini isolati dal resto del mondo e costretti ad una quarantena forzata.
Insomma, questo periodo può essere parecchio difficile anche per gli smart workers più esperti. Ricordiamo tutti, qualche tempo fa, un'intervista andata in onda sulla BBC al professore Robert Kelly: i suoi figli entrarono nello studio seminando panico e risate.
Di certo i nostri colleghi, clienti e capi sanno benissimo che, se c'è da fare una videocall in questo periodo, bisogna mettere in conto l'improvvisa comparsa di bambini durante la riunione. Da un lato questo aspetto potrebbe essere positivo per alleggerire un po' l'atmosfera e soprattutto per darci conferma di quanto questa emergenza stia svelando tutto ciò che della nostra vita andrebbe rivisto alla luce di nuove priorità, ma dall'altro può essere stressante essere continuamente interrotti dai bambini se stiamo tentando di concentrarci, se stiamo studiando numeri e prospetti economici, oppure traduzioni e studi.
Insomma anche se sto diventando una guru della pazienza non riesco a non innervosirmi quando - dopo aver preparato la colazione, acceso i cartoni, gestito le prime emergenze del mattino, parlato dei sogni fatti, progettato con i miei bambini cosa faremo durante la giornata – finalmente metto le mani sulla tastiera e comincio a scrivere le prime battute e...."mamma voglio dei cereali".
Quindi, come ci adattiamo? Come possiamo organizzare lo smartworking in una casa dove ci sono dei bambini?
Quando mio figlio era piccolo e non andava ancora a scuola ho lavorato a casa per un anno solo quando lui dormiva: la mattina mi alzavo molto presto e iniziavo mentre lui ancora dormiva, poi lavoravo il pomeriggio dopo pranzo e soprattutto la sera. E' stato parecchio stressante e di certo non so quanto possa essere stato produttivo.
Oggi, con due figli di 11 e 5 anni, mi organizzo diversamente: la mia sveglia squilla, come al solito, alle 6 e 30, mi preparo un caffè, lo sorseggio davanti alla finestra, e mi metto immediatamente a lavoro. Queste sono le mie ore di lavoro più produttive, quelle che fanno la differenza: lavoro fino alle 9.30 e concentro in questo spazio di tempo le cose più difficili, quelle che richiedono maggiore silenzio, concentrazione e attenzione.
Alle 9.30 sveglio i bambini perché non voglio che stravolgano completamente i ritmi del sonno e della veglia e che vadano a dormire troppo tardi la sera.
Facciamo colazione, due chiacchiere, organizziamo le attività della giornata.
Si lavano, si vestono, mi aiutano a fare i letti, svuotare la lavastoviglie e a fare altre piccole faccende. A quel punto l'undicenne si mette a fare i compiti: non deve seguire lezioni di didattica a distanza, ma svolgere un assegno che viene inviato dai professori. Il piccolo invece ama guardare un film coccolandosi ancora nel lettone.
E' così che inizia la seconda parte del mio lavoro: mi rimetto alla scrivania ma ovviamente non è più come al mattino presto, vengo frequentemente interrotta per tantissime questioni diverse.
All'una pausa per tutti: organizzo il pranzo e di pomeriggio voglio essere più libera per dedicarmi a fare un po' di giochi di movimento o sport con i bambini, ma anche per fare qualcosa insieme.
Infine sfrutto il weekend per recuperare eventuali letture o un po' di lavoro arretrato della settimana.
Di certo non è facile e non sono idee funzionali per chi ambisce a lavorare otto ore al giorno in casa in maniera performante.
Ma in effetti è proprio questo il punto: chi non è abituato allo smartworking ha aspettative troppo elevate e immagina una situazione idilliaca nella quale si sta chiusi in uno studio per ore e ore senza essere disturbati o, al massimo, si lavora ad una scrivania insieme ai bambini che fanno compiti o disegni. Il tutto in totale armonia.
- Ecco, la prima cosa da fare è avere aspettative realistiche. Non è possibile pensare di non essere interrotti, di fare ore di lavoro consecutive e mantenere le stesse performance di sempre.
- La seconda cosa è organizzarsi: io sono sola e devo fare di necessità virtù, ma con un papà in casa si può organizzare di fare i turni per far sì che uno lavora di mattina e uno di pomeriggio.
- Infine bisogna rallentare! I nostri ritmi sono stati bruscamente interrotti e sono ripartiti con una lentezza alla quale non siamo abituati, ma la sfida è proprio questa: non dobbiamo passare ore nel traffico per fare due volte al giorno il tragitto ufficio-casa, non dobbiamo portare i bambini a scuola, in piscina, al catechismo e fare le corse tutto il giorno. E non dobbiamo avere quelle ambizioni di perfezione e performance che non sono applicabile a questo stile di vita. Possiamo lavorare di mattina presto, dopo pranzo mentre i bambini guardano un film, la sera dopo cena, e magari un po' mentre loro fanno i compiti. Insomma, questa emergenza ci costringe a ripensare a tante scelte, a tante abitudini che sembravano imprescindibili nel nostro stile di vita e che non lo sono affatto e ci chiede di fare appello a tutta la nostra flessibilità e capacità di adattamento.
Come insegnare ai nostri bambini il rispetto del lavoro dei genitori?
Ecco qualche consiglio per chi deve lavorare 6-8 ore al giorno da casa:
- dividere il tempo: il papà lavora di mattina e la mamma di pomeriggio o viceversa, destinando un ambiente della casa allo smartworking. Entrambi potranno lavorare anche dopo pranzo, quando i bambini potranno guardare un film o giocare ai videogiochi;
- lavorare di mattina molto presto o di notte, quando la casa è silenziosa scoprirete che si può produrre il doppio rispetto al giorno;
- parlare con i bambini: anche se sono piccoli hanno perfettamente capito che la situazione è strana e fuori dall'ordinario, spiegate loro quanto sia importante rispettare gli spazi e gli impegni di ciascun componente della famiglia e quanto sia importante il lavoro dei genitori. Spiegate che in questo momento di emergenza avete bisogno di “aiutanti” che ci permettano di portare a termine la missione.
Ma ciò che è più importante è comunicare con colleghi e clienti perché siamo tutti nella stessa situazione e alla fine capiremo che non c'è alcun vantaggio professionale nel pretendere che le cose siano normali: ridurre l'ansia da prestazione ci permetterà di gestire meglio le aspettative di tutti.