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Significati intimi e psicologici del parto per una mamma
Il parto: un momento unico, intimo e speciale per tutte le donne. E' un momento complesso animato da differenti e intensi vissuti. Esso costituisce una tappa, un momento di passaggio, che ogni donna ha sentito e immaginato fin da bambina. Il cambiamento che tale evento porta con sé, non riguarda soltanto il corpo, non è esclusivamente psicologico, ma coinvolge la vita stessa della madre. La vita non sarà più la stessa! Ci sarà qualcuno di cui occuparsi!
Dunque, come questo momento non potrebbe essere caratterizzato da una grande pre-occupazione? E’ la parola stessa che ci suggerisce che per occuparsi di qualcosa nel futuro, ci si pre-occupa nel presente. E in una donna che sta per divenire madre, la preoccupazione si presenta con varie facce. E’ importante considerare innanzitutto l’impatto che le aspettative sociali e familiari hanno nel costruire l’immagine mentale del parto stesso. I racconti della propria mamma, i consigli di tutte le donne della casa, le possibili battute dei papà e degli zii… spesso tutti i membri della famiglia sono coinvolti in questo processo! Un ulteriore elemento che certamente determina una forte preoccupazione materna è la dimensione potenzialmente traumatica del parto e del travaglio, che ha al centro l’esperienza del dolore. Ma partorire significa anche far nascere: è il primo, fondamentale, incontro tra una madre e il suo bambino!
La nascita è un incontro molteplice: tra la mamma e il bambino, tra il piccolo e il mondo esterno e tra i genitori ed il loro figlio. Quel bambino desiderato ed immaginato nei mesi precedenti e nel corso della gravidanza, oggi è reale, è lì tra le loro braccia e sotto i loro occhi. A partire dal fatto che il parto è un momento unico, nuovo, e quindi caratterizzato fisiologicamente da una certa dose di inquietudine, è importante prestare attenzione ed aver cura di alcuni fattori.
La scelta del luogo e delle modalità del parto possono presentarsi come la prima responsabilità dei genitori. In relazione alle esigenze della singola coppia, si apre un ventaglio di possibilità: dalla preferenza per i grandi ospedali alle pratiche di “parto dolce”. Alcuni trovano una maggiore tranquillità nelle grandi cliniche, dove ci si può tutelare con maggiore facilità dai rischi. Un’esigenza di maggiore intimità può far optare invece per un piccolo ospedale o per le pratiche definite di “parto dolce”. Un esempio di queste “ nascite senza violenza” è il parto in acqua, scelta che può essere mossa da uno specifico desiderio della madre e del padre, e che può avvenire anche all’interno delle mura domestiche. E’ importante sottolineare che, laddove non ci siano situazioni di gravidanze particolari, non esiste una modalità di parto migliore di un’altra. Ciò che conta è che la donna possa scegliere in libertà le determinanti che la facciano sentire più a suo agio in questo prezioso momento-incontro.
L’ambiente nel quale la donna vive l’esperienza del travaglio può assumere un valore unico nel rendere confortevole e così addolcire un momento in cui si vive un profondo dolore, così che la donna possa sentirsi accolta. Un’atmosfera accogliente è favorita da numerosi fattori: il silenzio, la protezione, il senso di sicurezza. Parole che prendono vita e assumono significato a partire dalla singola donna e dal singolo parto. E’ fondamentale che il bambino venga al mondo in un ambiente che la madre senta come intimo.
- I bisogni della madre: come vi voglio?
Il parto, indipendentemente dalla pratica adottata, rimane un’esperienza travolgente per la madre.
Detto ciò, risulta importante avere il supporto e la collaborazione non solo dei famigliari ma anche degli operatori sanitari. Ginecologo, ostetrica, infermiera: queste sono figure simboliche che restituiscono dei sensi al nuovo vissuto, felicemente sconvolgente, di madre. Sono le prime figure che, con linguaggi e posizioni differenti, si prendono cura della neomamma e del figlio.
Ma perché? Perché la madre si rivolge a loro, ai vari professionisti, per avere un risconto, alla ricerca delle conferme di essere adeguata, di “fare la cosa giusta”. Le parole del ginecologo e dell’ostetrica possono dare un supporto emotivo alle competenze che la madre si accinge a costruire e assumono una funzione tranquillizzante rispetto alle numerose responsabilità di cui di colpo la donna si sente investita. Prima di tutte la responsabilità della sopravvivenza del proprio bambino. Si può pensare a queste figure come ad uno specchio benevolo, in cui la donna si possa ritrovare e riconoscere come madre, trovando conforto, sicurezza e conferme delle proprie capacità. Ovviamente non ci sono solo figure professionali “in sala parto”, ma anche tutta la famiglia intima di entrambi i genitori: i nonni, gli zii, i fratelli.
C’è un’altra dimensione, di cui è importante parlare perché si ritrova anche nelle altre: quella dell’inquietudine. Intesa come una tensione connaturata al momento del parto. Perché partorire è agitazione, è vita! E’ il momento in cui nasce un soggetto, ma nasce anche un rapporto: una relazione di cura nostra, propria dell’essere umano. Infatti questa modalità di cura nell’uomo, a differenza di tutte le altre specie, è caratterizzata da un tempo lungo, si modifica, ma è sempre presente nell’arco di tutta la vita. Il parto è un evento unico, che continua.
Dunque è evidente che l’ingresso nella vita di un bambino, non è un atto che inizia e che si conclude nella sala parto: è bensì un processo che implica più tempi. Un “prima”, dove il bambino è vivo nei pensieri e nei desideri della coppia, nelle loro fantasie e nelle loro paure, nella scelta del nome e del luogo in cui nascerà. Un “adesso!”, che si impone e che sconvolge, e rispetto al quale la donna non può scegliere tutto, c’è sempre una quota di imprevedibilità da accettare e da affrontare. Un “dopo”, che chiama in causa la relazione, un rapporto che non finirà mai, perché non si smette mai di essere genitori, né di esser figli. Essere genitori significa dialogare con la dimensione più importante di tutte: quella del Tempo.
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