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Mamma come modello di riferimento
Una figlia è una piccola creatura che cresce. Si affaccia alla vita di ogni giorno con un po’ di timidezza e tanta curiosità, cerca di carpire ogni sfumatura della quotidianità. Emozioni (quelle positive e quelle negative), comportamenti, gesti, insomma tutti quegli elementi che contribuiscono a creare il complesso affresco dell’agire umano…e, certo, al centro di questo mondo ci sei tu, mamma.
Prima di essere madri, però, non scordiamo di essere donne, persone, parti attive di un contesto socio-culturale multiforme, che prevede l’inserimento in ambienti diversi:
- La famiglia
- Gli amici
- Le attività del tempo libero (palestra, sport, iniziative culturali)
- Il lavoro
Attraverso l’interazione con questi ambienti variegati, la propria immagine di donna prende forma e vita, si nutre degli stimoli esterni che la fanno sentire soddisfatta e sempre “sulla breccia”.
La donna-mamma è appagata del suo ruolo di madre accudente, sempre pronta a offrirsi per i suoi figli, ma non sempre può “bastarle”.
Può aver bisogno di doversi misurare in nuove sfide, conoscere nuovi orizzonti (professionali e non), sentire l’ebrezza della vita al di fuori dalla (sempre preziosa) vita familiare senza doversi mai sentire in colpa: il suo non sarà desiderio di evasione, ma spinta verso la crescita e miglioramento.
Appagata, la donna-mamma riverserà la sua gioia e soddisfazione anche all’interno del suo nucleo famigliare e, soprattutto, sui figli.
Mi è molto caro il tema dell’appagamento personale di una madre, lo sento molto mio. Come madre di due figlie piccole (cinque e tre anni) avverto prepotentemente la necessità di rimandare alle mie bimbe l’immagine di una donna soddisfatta della propria vita professionale e privata. Se sono serena io, il mio buon umore si rifletterà su di loro.
Una figlia, in particolar modo perché dello stesso sesso della sua mamma, ha necessità di avere un modello femminile di riferimento in cui riconoscersi (nell’adolescenza sarà una vera e propria necessità quella della ricerca di identificazione); una madre dovrebbe sentire il desiderio di rimandare ad una figlia un’immagine di sé quanto più esemplare possibile.
Con il termine” esemplare” non voglio parlare di un modello di donna-mamma impeccabile nella sua vita relazionale di madre e donna (la perfezione non esiste, mai), ma di quello di una donna che si autodetermina, sempre e comunque, che non vede nella maternità un ostacolo per il raggiungimento di un benessere personale ottimale.
E la serenità derivante da una molteplicità di fattori interni ed esterni alla vita di una mamma, in genere, rinfranca lo spirito anche di sua figlia, contenta di godere di un clima appagante!
La vita è una sfida
Sicuramente, però, la vita di ciascuno riserva sorprese non sempre gradite, inconvenienti, sassi da spostare o vette su cui salire. Con fatica, con impegno, talvolta vacillando, si affrontano avversità ed incombenze.
Ed è quando ti trasformi in timoniere di una nave in burrasca che emerge la tua grinta: accade quasi sempre, soprattutto, se hai una figlia a cui render conto.
Perché sai che se cadi devi rialzarti, se tentenni devi trovare un nuovo equilibrio. Perché tua figlia ha te come esempio di condotta di vita, sei tu la sua maestra, sei tu che custodisci un pregiato apparato di regole che lei deve percepire quasi come “sacre”.
Insomma, a te mamma, spetta il compito di mantenere una certa stabilità emotiva anche quando sembra che il nostro “centro” si sia perduto.
Rimanere salda ed ancorata a noi stesse, riconoscerci anche quando, per necessità, hai dovuto assumere forme diverse, camuffarti e un po’ perderti.
Questa solidità e fermezza sarà un esempio per chi ti ama, per una figlia ancora piccina che vive seguendo i tuoi passi, sulla scia di emotività ma anche di azioni che la sua mamma compie, dalle più apparentemente insignificanti a quelle più dense di senso.
Il mondo interiore di tua figlia
Pensa a quanto minuziosamente la tua bimba avrà costruito il proprio mondo interiore popolato da cose, persone, ma soprattutto da te, sua madre!
Fin dalla nascita la tua piccola avrà vissuto un rapporto simbiotico con te, madre, alternato a momenti di “distacco”.
Avrà studiato ed interiorizzato ogni tuo minimo gesto, ogni tuo sguardo. Avrà conosciuto ogni tua sfaccettatura caratteriale e comportamentale.
Talvolta potrà non accettare con benevolenza un tuo consiglio, mostrandosi recalcitrante ad assorbire un insegnamento, sempre dettato dal tuo buon senso di madre e dall’amore che provi nei suoi confronti.
In questo caso, magari occorrerà più tempo perché comprenda cosa tu le vuoi comunicare, ma non tarderà, poi, molto ad “accogliere” un tuo comportamento o una tua parola, anche se dura.
Sei un modello per la tua piccola donna che cresce.
Lei ti ascolta, osserva come ti relazioni con gli altri, sempre. Non le sfugge nulla, per la piccola tu sei la sua “proiezione”, ti percepisce tanto come altro da sé, tanto come una parte di se stessa.
E, nella maggior parte dei casi, questa sovrapposizione avviene anche al contrario.
Una mamma, una figlia: due mondi si incontrano
Una mamma vive tendenzialmente in modo empatico la sua relazione affettiva ed educativa: lei soffre e gioisce quanto la sua bambina, anche di più.
Il suo è un legame che va oltre quello carnale, c’è un filo che mi piace immaginare di seta che unisce una madre ad una figlia.
Proprio questo essere modello e fonte di ispirazione per la sua bambina dovrà spingere la mamma a fornire informazioni giuste su di sé o almeno quelle che ritiene tali.
La mamma si interroga e chiede, anche inconsciamente, a se stessa cosa vuole rappresentare per sua figlia.
I modelli che si offrono possono essere tanti, in relazione al carattere, al vissuto, alle situazioni e possono variare anche in una stessa persona.
Una madre, in ogni caso, deve sempre essere se stessa, senza fingimenti, perché i figli scoprono, prima o dopo, l’ “inganno”.
Mostrandosi alla bambina “senza filtri” le regali la parte migliore di te: sei sua madre, sei questa donna, con virtù, pregi e difetti.
Essere madre oggi è un compito di enorme, incommensurabile responsabilità: la realtà sociale odierna è in continua evoluzione, modelli positivi (e propositivi) a cui tendere ne esistono pochi.
Variegato e complesso il contesto sociale in cui ci si trova immersi oggi, realtà che corre veloce, messaggi contrastanti.
In un’epoca di mutamenti sociali e culturali troppo veloci, fermo deve essere il ruolo della madre, punto cardinale e vettore imprescindibile. Lei non può perdere l’orientamento, deve segnare il passo e aprire la strada alla sua bambina.
Mamma, insegna a resistere
Nelle avversità dovrà sforzarsi di avere la schiena dritta, di guardare avanti con fierezza.
Mamma, insegnale che “l’invulnerabilità non consiste nel non restare colpiti, ma nel non restare feriti”.
Mi viene subito in mente la resilienza,quella straordinaria attitudine a riprendere il percorso interrotto, a rialzarsi dopo una caduta, a ricostruire un raccordo tra il passato ed il futuro.
Penso alle mie figlie, mentre scrivo. Penso a quando mi vedono preoccupata, con la fronte corrucciata e mi chiedono di sorridere.
Allora lì, ancor meglio, comprendo quanto io sia il loro faro e quanto io, proprio per loro, non possa e non debba crogiolarmi nella tristezza.
Dopo la “caduta” è necessario, a volte entusiasmante, rialzarsi.
Le splendide parole della scrittrice Virginia Woolf, di seguito, ben rappresentano la figura materna vista dagli occhi di una figlia: una mamma al centro dell’infanzia della sua amata bambina.
Eccola, mia madre, al centro della vasta cattedrale che era l’infanzia; era là dall’inizio (…) E, s’intende, era il centro di tutto. Il centro: forse è questa la parola che esprime meglio la diffusa sensazione che avevo di vivere immersa così totalmente nell’atmosfera di lei, da non distaccarmi mai abbastanza da vederla come persona (…) Quante cose sconnesse ricordo di mia madre, se lascio scorrere il pensiero; ma tutte di lei in compagnia; di lei in mezzo ad altri; di lei generalizzata; dispersa, onnipresente, di lei come creatrice di quell’affollato, allegro mondo ruotante al centro della mia infanzia.