Come motivare un bambino scoraggiato
A tutti capita di sentirsi, in alcuni momenti, scoraggiati, avviliti, demoralizzati. Dopo una delusione, o l’ennesima batosta, sentiamo di non essere all’altezza della situazione e, mentre il livello di autostima si abbassa, ci viene voglia di “mollare tutto”. Anche se siamo donne adulte e abbiamo gli strumenti per affrontare certe sensazioni che di sicuro abbiamo provato altre volte nella vita, spesso sentiamo il bisogno del sostegno altrui, e così ci rivolgiamo ad un’amica, al partner o ad un familiare per avere un consiglio o, forse ancora più spesso, la famigerata spalla su cui piangere. Cerchiamo qualcuno che ci ricordi che l’aver fallito in qualcosa non ci rende delle fallite su tutta la linea. Che ci aiuti a capire che vale ancora la pena lottare… oppure no, perchè non ne vale la pena. Anche ai nostri bambini capita esattamente la stessa cosa: anche loro devono affrontare sfide quotidiane, situazioni problematiche e stressanti, e delusioni che li scoraggiano. In questo caso, noi mamme possiamo fare molto, moltissimo per alleviare queste sensazioni negative e motivarli. Scopriamo come!
- Prima regola: ascoltare: tendiamo a credere che, in quanto adulte e mamme, sappiamo già esattamente come si sente il nostro bambino e perchè. Sbagliato! Ricordiamo sempre che i nostri figli sono “altro da noi”: sono persone autonome e uniche, e le loro reazioni sono diverse dalle nostre, anche a parità di situazione. Non partiamo quindi con la tipica dichiarazione “so come ti senti”, ma prendiamoci il tempo per ascoltarli oppure scoprire perchè sono così arrabbiati e delusi. Il solo fatto di chiedere cosa è successo, e dedicare tempo a sviscerare tutta la questione, porterà il bambino ad aprirsi sempre di più e lo farà sentire meglio. E se il bambino non parla? Semplicemente stando ad ascoltare il bambino, otterrete moltissimo, e avrete gli strumenti migliori per iniziare ad incoraggiarlo. Ma a volte i più piccoli mostrano il loro sconforto con gli atteggiamenti più che con le parole. Magari si comportano in modo rabbioso e impulsivo, fanno i capricci, negano che ci sia qualcosa che non va. Come sbloccare la situazione? Un’idea può essere coinvolgere il bambino in un’attività che gli piace e che gli riesce bene. Ad esempio, potete farvi aiutare a fare i biscotti o preparare la cena, o uscire di casa e fare la spesa o andare in biblioteca, o ancora fare una partita a carte o ad un gioco (o sport) che ama. Alcuni bambini hanno bisogno, in un certo senso, di prendere le distanze dalla situazione che li turba, per poterla superare.
- L’importanza di un atteggiamento positivo: la chiave, come sempre, è avere un atteggiamento il più possibile calmo e allegro. Come dicevamo, alcuni bambini hanno bisogno di ignorare la situazione che li ha feriti per un po’: mostriamo loro che ciò che è successo non è al centro della loro vita, e probabilmente non è nemmeno la cosa più importante. Dopodiché, concentriamoci sul problema. Ad esempio, potrebbe trattarsi di un test scolastico andato male. Qual è il nostro compito ora? In qualità di genitori, è nostro dovere mostrare al bambino come funziona il mondo reale. Nel mondo reale, se non porti a termine il tuo lavoro, o non tieni fede ai tuoi impegni, ci sono delle conseguenze. Sta a noi quindi mostrare al nostro bambino in che modo ha subito le conseguenze delle sue scelte sbagliate, ma la ragione della nostra preoccupazione è che ci importa di lui, non del brutto voto in sè. Il nostro ruolo è quello di ispirarlo e influenzarlo positivamente: vogliamo che sia motivato a migliorare, non preoccupato e abbattuto.
- Cosa fare se il bambino non è motivato in generale? Noi mamme ci sentiamo spesso pienamente responsabili degli insuccessi dei nostri bambini - e mai dei loro successi! Questo, ovviamente, è un errore, anche perchè ci porta a degli atteggiamenti che, pur nelle migliori intenzioni, hanno l’unico effetto di im-motivare il bambino. Stiamo parlando, in particolare, della preoccupazione mista a frustrazione che ci spinge, a seconda delle situazioni, a minacciare, implorare o tormentare nostro figlio perchè vediamo che, secondo la nostra opinione, è svogliato, o si arrende subito, o, da adolescente, sembra non avere alcun interesse o passione. L'effetto sul bambino sfocia spesso in un atteggiamento di ribellione, o di resistenza passiva, non certo quello che avevamo sperato. In questi casi, il classico meccanismo dei premi dà di solito buoni risultati (ad esempio, potrà avere il videogioco dopo che avrà terminato i compiti, facendoli con cura). Per quanto riguarda la divisione degli incarichi domestici, cerchiamo sempre di assegnare ad ognuno quello per cui è più portato. E accertiamoci che ogni notte raggiunga il numero di ore di sonno appropriato per la sua età.
- Non ansiose, ma stimolanti: non deve essere la nostra ansia a “motivare” il bambino, che sarà spinto (forse) a reagire solo per calmare noi. Come dicevamo, il nostro compito è quello di ispirarli, di mostrare il valore di una persona che sa reagire alle difficoltà e riparare ai propri errori con coraggio. A maggior ragione se il nostro bambino tende ad abbattersi facilmente, dobbiamo essere stimolanti, senza soffocarlo con la nostra presenza o ossessive manie di controllo. Nei limiti del buon senso, lasciamo che i bambini facciano le loro scelte, e se nel mezzo ci accorgiamo che stanno sbagliando, limitiamoci ad esporre loro le conseguenze.
- Cosa vuole veramente? Può darsi che il nostro bambino abbia fallito in un certo sport e o un'attività… di cui in realtà non gli interessa nulla! E questo è un aspetto chiave da sviscerare. Cosa motiva il nostro bambino? Quali sono i suoi obbiettivi, le sue ambizioni? Quali domande porre per capire se vale la pena insistere e motivarlo a non arrendersi, oppure se è meglio lasciar perdere? Come genitori, possiamo insegnarli a rafforzare le sue capacità di capire cosa è davvero importante per lui e come realizzarlo. Possiamo fare molto per aiutare i nostri bambini in questo senso, ma non possiamo farlo per loro. È un confine difficile da tracciare, ma di fondamentale importanza: riuscire a stare loro vicino, ma abbastanza lontano da permettere loro di capire sé stessi al di là delle nostre aspettative.