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Credenze sulla donna incinta e la gravidanza

di Emanuela Cerri - 18.07.2014 Scrivici

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Dalla ricerca della stessa, ai modi rudimentali per avere un figlio con un determinato colore di capelli, e molto, molto altro.

Da un bellissimo blog che abbiamo trovato girovagando in rete, vi riportiamo il curioso post scritto da Placida Signora sulle credenze riguardanti la gravidanza: dalla ricerca della stessa, ai modi rudimentali per avere un figlio con un determinato colore di capelli, e molto, molto altro.

Per secoli la gravidanza e il parto, nell’Italia contadina e popolare in genere, fuono giudicati materia da “donnette”; fabbricar bambini era considerata una mera “funzione corporale” delle femmine e dal Medioevo sino al XVIII sec. ai medici era addirittura vietato assistere alle nascite, a meno che non si trattasse di partorienti nobili, fornitrici quindi di “patrimoni dell’Umanità” e non di banali infanti. Il corpo femminile era qualcosa di impuro, la gravidanza qualcosa di animalesco; perciò tutte le cure erano affidate a “esperte” locali dispensatrici spesso di regole “salutistiche” che più d’una volta, in tempi bui, fecero loro meritare il rogo come streghe.

S’iniziava dal concepimento; meglio non concepire nei giorni ventosi o troppo vicini a una festività solenne come il Natale o la Pasqua (Toscana), ché il bebè sarebbe cresciuto violento e superbo.

In Veneto per favorire la fecondità le sposine indossavano senza mai lavarla e  sino al momento della fecondazione, la camicia da notte di una donna pluripara; in Emilia Romagna ingurgitavano chili di “crescia”, focaccia fatta con farine di 9 mulini diversi, mentre i mariti arrivavano a spaventare le mogliettine sparando a tradimento vicino a loro una fucilata o gettando loro addosso secchiate d’acqua ghiacciata per “rivegliarne la Natura”.

Una volta riuscite ad evitare dermatiti, infarti o polmoniti e rimanere finalmente incinte, le donne dovevano prestare massima attenzione a cosa facevano, onde evitare che i figli nascessero affetti da morbi e difetti fisici vari.

Ad esempio dappertutto vigeva la prescrizione di non guardare persone o animali deformi o semplicemente brutti, ché altrimenti il pupo sarebbe nato uguale a loro.

Ovunque s’intimava di non passare sotto il muso d’una cavalla, sennò la gravidanza sarebbe durata 12 mesi; mai bere direttamente dal secchio del pozzo, per evitare un fantolino con la bocca larga e andare sempre a letto presto, per evitargli la testa grossa. Guai ad indossare collane, si sarebbe strozzato col cordone ombelicale; anatema a chi col pancione teneva gatti in braccio (Val Trebbia) rischiando di farlo nascere con le manine a zampa di gatto, prive di falangine e falangette; sciagurata colei che lavorava piegata in avanti (Marche), ché la creatura avrebbe avuto il naso schiacciato.

Occorreva invece procurar subito alla puerpera ogni cibo o bevanda da lei desiderato, per evitare che l’erede avesse sul corpo una macchia del colore dell’alimento negato. Però esistevano dei cibi vietati: le anguille (Lazio) sennò il piccolo sarebbe annegato, lepri o conigli (Piemonte) causa di labbro leporino, lumache (Mantova), perché sarebbe nato con la bava alla bocca e gravi problemi di dentizione.

Bere vino bianco se si desiderava un bimbetto biondo, nero se lo si preferiva moro (Friuli); guardare spesso un’immaginetta di Gesù (Puglia) per farlo bello come Lui e soprattutto non prendere mai a calci un maiale (Abruzzo) se non si voleva che il figlio russasse per tutta la vita.

Sotto questo post molta gente ha aggiunto aneddoti personali altrettanto divertenti e curiosi:

Angela: Ti racconto un aneddoto personale. A proposito di “voglie”. Ero incinta di Lilla, la primogenita e vidi un ciclamino del color del vino rubino. Mia nonna, andò dalla signora e si fece dare la pianta e me la portò in casa. Mia figlia è nata con una voglia color rubino, dietro la nuca.

L’aveva anche sua nonna!

Valentina: Dicono che se la pancia è a punta, il nascituro è maschio. Viceversa, se la pancia è bella tonda allora è una femminuccia. Pare anche che se la mamma “imbruttisce” durante la gravidanza, avrà un bel maschietto. Se diventa più bella, allora avrà una bimba.

Blimunda: se si hanno molte nausee nei primi mesi è un maschio, se invece la mamma sta bene è una femmina. e mio zio che vive a Cervia quando mi sono sposata mi ha mandato un sacchetto di sale di Cervia da mettere nel letto, dice che così viene maschio!

Tanabata Matsuri: A Napoli ed in tutta la provincia, si dice che se una donna gravida cade per strada……se cade sulle ginocchia, il nascituro sarà maschio. …se cade sul sedere, sarà una nascitura.

Angela: A Bari: sesso del nascituro. Buttare nell’acqua bollente una orecchietta e un cavatello. Se viene a galla per prima l’orecchietta è una femmina.

Il bruciore di stomaco durante la gravidanza, era segno della folta capigliatura del nascituro.

Alimenti vietati: rape e cavoli procuravano mal di pancia al pupo. Favorevoli: birra per la “montata lattea” che si poteva perdere solo per un piccolo spavento. Una tradizione contadina, prevedeva, come primo pasto, per la neo mamma, il brodo di piccione.

Boh-Orientalia: Le matrone romane guardavano il dipinto del marito per fare il pupo come lui. O se non avevano un ritratto, lo pensavano

Pievigina: Veneto: “mama bela xè na putela” (mamma bella aspetta una bambina) e poi: Per avere un maschio occorre aspettare la luna piena.

La pancia a punta è segno che si avrà un maschietto, se si vuole una femmina mangiare latticini, se si vuole un maschio mangiare carne

Max: In gran bretagna e Irlanda, nell’ 800 e inizi 900 si consigliava alle donne incinte di bere birra scura (in particolare quella con fiocchi d’avena) perchè face bene e crescere bene il bimbo in pancia, addirittura queste 

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