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Dolori del parto: da cosa dipendono e come provarne di meno

di Ostetrica Barbara Colombo - 24.11.2016 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Poche donne riescono a non sentire i dolori del parto. Da cosa dipendono e come affrontarli al meglio

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Dolori del parto

Siamo arrivati a termine di gravidanza, manca poco alla data presunta del parto e lentamente comincia ad affiorare una delle paure più ataviche, più arcaiche della nostra vita: la paura del travaglio e del dolore del parto. Qualcuno dice che partorire è un po' come morire, altri che invece è assolutamente l'esperienza più bella al mondo. Proverò a spiegarvi cosa sono i dolori del parto, come si manifestano e come gestirli.

Che cosa sono i dolori del parto?

Il termine "dolori del parto" è un termine popolare che sta ad indicare le contrazioni uterine del travaglio di parto. La contrazione è esattamente ciò che accade ad un qualsiasi muscolo durante l'esercizio fisico: spiegato in parole molto semplici, sotto la spinta di determinati tipi di ormoni e neurotrasmettitori le fibre muscolari si attivano e si accorciano producendo un movimento. In questo caso l'utero è formato da fibre muscolari involontarie che regiscono, in travaglio, ad un'ormone in particolare: l'ossitocina. L'innesco delle contrazioniche portano al parto è tutto regolato dai livelli di ossitocina endogena (ovvero, prodotta dal nostro stesso cervello) o esogena (in caso di somministrazione di ossitocina chimica) presenti nel sangue.

Come riconoscere i dolori del parto?

Sicuramente nelle ultime settimane di gravidanza avrete sperimentato la sensazione di indurimento della pancia, una cosa mai successa prima che vi ha fatto fermare e iniziare a preoccupare. Quelle contrazioni non sono però le contrazioni del travaglio, si chiamano invece contrazioni preparatorie. In qualche modo l'utero, essendo un muscolo, va allenato allo sforzo che dovrà compiere in travaglio e quindi pian piano il corpo lo mette in moto.

La differenza tra questa tipologia di contrazione e quella riferibile al travaglio è spiegabile attraverso alcune caratteristiche tipiche solo della seconda.

  1. Innanzitutto la polarità, ovvero, il modo in cui si propaga la contrazione. In travaglio la contrazione parte dal fondo dell'utero, vicino al diaframma, per estendersi verso il basso fino al collo dell'utero. Questa tipologia di attività consente una sorta di "spremitura", che aiuta il bambino ad avanzare lentamente nel canale del parto.
  2. Seconda caratteristica fondamentale è la ritmicita' delle contrazioni. All'inizio del travaglio sentirete delle contrazioni sparse, senza una regolarità. Questa regolarità verrà lentamente assunta col procedere del travaglio e andrà aumentando via via che le ore passano.
  3. Anche l'intensità della contrazione è una caratteristica importante. Nelle contrazioni preparatorie vi accorgete che sta avvenendo ma non è dolorosa, solo leggermente fastidiosa. Le contrazioni del travaglio invece vi fanno interrompere ogni attività che state svolgendo, vi fanno concentrare l'attenzione su ciò che in quel momento sta accadendo alla vostra pancia e vi fanno sorgere il dubbio che forse ci siamo. È un processo chimico che dalla contrazione muscolare porta direttamente al cervello e ai suoi pensieri. L'intensità della contrazione è anch'essa crescente durante il corso di tutto il travaglio. Presumibilmente questa intensità crescente è data dal fatto che il nostro corpo vuole dare all'utero la possibilità di abituarsi a sostenere lo sforzo, per questo non parte mai con contrazioni insostenibili.
  4. E infine la durata. Le contrazioni del travaglio di parto sono caratterizzate da una durata crescente, prima pochi secondi per arrivare alla fine del travaglio alla durata di anche un minuto. Non tutto il periodo della contrazione può essere percepito dalla donna in travaglio, spesso si arriva a sentire il dolore solo nel momento in cui è massimo e nel periodo immediatamente prima e immediatamente dopo. Solo le rilevazioni strumentali e le mani di un'ostetrica possono dirvi con precisione la durata esatta. Per potervi dare un'indicazione più precisa di come identificare le contrazioni tipiche del travaglio posso dirvi che mediamente, si parla di travaglio attivo quando vi sono 7 contrazioni in 15 minuti della durata minima di 15-20 secondi ciascuna.

A cosa equivalgono i dolori del parto?

È molto difficile dire a cosa assomigliano di dolori del parto, avere un termine di paragone per un evento così unico, così particolare e personale non è scontato. Questo perché ognuna di noi ha una sensibilità diversa, ha esperienze di vita diverse ed esperienze di dolore differenti. Posso però riportarvi la mia esperienza di ostetrica, ciò che mi riferiscono le donne che assisto e seguo durante il loro percorso nascita. Alcune donne riferiscono un dolore molto simile a quello di una colica renale forte. Un dolore intenso e penetrante che può spostarsi dalla schiena al pube. Altre mi riferiscono la stessa tipologia di dolore ma caratterizzato dalla sua estensione. Ovvero non è una fitta dolorosa ma una sorta di cintura intorno alla vita che stringe sempre di più per poi rilasciare. Certo per chi non ha mai provato una colica renale questo è difficilmente associabile. Le donne che non hanno mai avuto questo tipo di esperienza parlano dei dolori del parto come del dolore di un intervento ai denti senza anestesia, altre come qualcosa che sembra aprirti in due in senso verticale. Insomma, purtroppo non è possibile riuscire a dare una similitudine unica per tutte le donne, ogni esperienza è singolare e basata sia sulle caratteristiche della donna che sulla sua capacità di gestire il dolore.

I dolori sono sopportabili?

Dire che il travaglio di parto non fa male equivale a dire che tirarsi una martellata sul dito è quasi piacevole. Il travaglio fa male, è inutile negarlo. La sopportabilita' di questa tipologia di dolore dipende sicuramente da donna a donna ma anche dal percorso di preparazione al momento del parto. Cerco di spiegarmi meglio, ogni donna (in realtà ogni essere umano) ha una sua soglia del dolore, e non esiste una soglia giusta e una sbagliata. Alcune donne riescono a sopportare i dolori più intensi mai sperimentati (e il parto è una di queste) senza notarne l'intensità estrema.

Altre invece alla prima contrazione iniziano a lamentarsi, a dimenarsi e a sostenere di non farcela. Entrambi i percorsi sono corretti proprio perché personali ed entrambi possono portare ad una serena e positiva esperienza di parto. Quindi, quello che mi sento di suggerire e' questo: che voi siate leonesse o gattini non fatevi scoraggiare. Avete le risorse per poter affrontare un travaglio, e dovete pretendere che il vostro modo di affrontare il dolore sia rispettato dagli operatori della nascita.

Come affrontare i dolori del parto

Quello che mi piace spiegare nei corsi di accompagnamento alla nascita è quale funzione abbia questo dolore del parto. In questo modo potete essere consapevoli di ciò che vi andrà accadendo e potrete trovare le risorse per affrontarlo. Il dolore è sostanzialmente causato dalla contrazione muscolare che stira i tendini, e dall'avanzamento del bambino nel canale del parto, cosa che presuppone lo schiacciamento delle radici nervose presenti e la conseguente sensazione di dolore. Per quanto riguarda la funzione prettamente fisica del dolore esso serve per far avanzare il bambino verso la nascita. Ma c'è di più.

C'è una componente prettamente psicologico-emozionale del dolore. Il dolore intenso scatena a livello cerebrale il suo antidoto naturale ovvero le endorfine. Le endorfine sono gli ormoni del piacere, gli ormoni delle esperienze positive. Questi ormoni hanno una duplice funzione materna e del bambino. Nella mamma sono in grado di generare quello stato di "trance" che esclude la corteccia cerebrale (sede del ragionamento razionale e parte più nuova del nostro cervello), per attivare invece la parte più arcaica ed istintuale del cervello, sede delle funzioni animalesche come quello di perpetrazione della specie. In sostanza ci riporta alla capacità di partorire che è insita negli animali. Nel bambino la produzione di endorfine materne invece genera la protezione dal dolore e dalla fatica del travaglio (in cui anch'egli è parte attiva) iniziando l'imprintig alla vita in maniera positiva e non traumatica.

Detto questo esistono anche dei metodi per alleviare il dolore. Non tocchero' volutamente l'esistenza della terapia farmacologica (l'epidurale) per la riduzione del dolore, per quanto io la ritenga comunque una delle possibilità che la donna, secondo il suo sentire, deve valutare. Parliamo di tecniche antalgiche naturali.

  • Innanzitutto applicazioni o bagni caldi possono aiutare ad alleviare il dolore. Il calore distende e rilassa muscoli e legamenti e di conseguenza allevia la sensazione dolorifica.
  • I massaggi localizzati sulla sede in cui si sente dolore possono aiutare, chiaramente deve essere la donna stessa a sentirne la necessità. Alcune donne infatti non vogliono essere toccate quindi se il massaggio vi infastisce non esitate a dire di no.
  • E infine il cambiamento di posizione. Durante il travaglio si sposta anche il dolore a seconda della posizione in cui si trova la parte più dura del corpo del bambino ovvero la testa. Cambiare posizione a seconda della sensazione può aiutare a ridurla. Per esempio, se il dolore è localizzato davanti, nella zona del pube, posizioni sul fianco possono aiutare ad alleviarlo. Se invece è localizzato dietro, all'altezza del sacro, posizioni carponi o appoggiate ad una palla può aiutare a scaricare un pochino di peso e quindi a ridurre il fastidio. Chiaramente ogni donna ha un modo di muoversi dettato dalle sue sensazioni durante il travaglio e dalle indicazioni che, per quanto possa essere impensabile, riesce a dare il bambino. Quindi vi consiglio di cercare di ascoltare cosa vuole fare il vostro corpo e di assecondarlo. Se vi suggerisce di alzare una gamba fatelo, se vi suggerisce di ballare fatelo così come se vi dice di urlare. Ogni donna merita che il suo travaglio sia una bella esperienza e solo voi potete sapere e gestire il vostro dolore nelle modalità che vi sentite.

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