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Problemi intimi dopo parto indotto: risolve la chirurgia

di Emanuela Cerri - 03.08.2009 Scrivici

Il parto indotto può causare a volte un prolasso che a sua volta può generare problemi intestinali come stipsi ed emorroidi. La soluzione è un intervento chirurgico di routine semplice e sicuro

Stimolare o indurre il parto è pratica molto diffusa (quasi il 30% delle nascite), ma provoca spesso, nel 14.7% dei casi, la discesa delle pareti della vagina, il prolasso genitale, che trascina verso il basso anche vescica e retto. Il prolasso del retto, a sua volta, provoca spesso gravi forme di stitichezza, incontinenza o emorroidi, che interessa circa il 60% delle donne incinta, soprattutto quelle alla seconda o terza gravidanza. Per oltre la metà di queste il problema non rientra dopo la nascita del bambino e deve essere quindi affrontato.

Oltre che alla gravidanza, questi problemi sono legati anche a cattive abitudini di vita: consumare meno di un litro al giorno di acqua, non assume regolarmente fibre, fnon fare abitualmente attività fisica, fare uso di lassativi contro la stipsi o utilizzare clisteri o supposte.
In tutto il mondo finora i disturbi urologici, ginecologici e colonproctologici sono stati studiati separatamente, in relazione alla specializzazione del medico, non tenendo conto delle strette correlazioni che esistono in questo apparato. Così ogni anno su 400.000 donne operate 120.000 vengono poi rioperate per gli stessi problemi. Al contrario, soltanto con un approccio multidisciplinare al pavimento pelvico, che prenda in esame le relazioni tra le malattie degli organi del bacino, cioè utero, vescica e retto, è possibile curare efficacemente le pazienti.

Oggi in Italia la maggioranza assoluta degli interventi di cura delle emorroidi e dei gravi casi di stipsi si effettua con la chirurgia conservativa messa a punto proprio dal professor Antonio Longo, Presidente della SIUCP, Società Italiana Unitaria di Colonproctologia, nel 1993 e oggi diffusa in tutto il mondo. Rapide e poco dolorose, queste operazioni consentono di risolvere i problemi colonproctologici legati al prolasso del retto.

«La tecnica per la cura chirurgica della malattia emorroidaria consiste nella correzione del prolasso rettale – spiega Longo – e consente di eliminare definitivamente il problema. Con un solo atto chirurgico, che dura circa mezz'ora ed è praticamente indolore, si effettua la rimozione del prolasso, il riposizionamento delle emorroidi nella loro sede fisiologica e la devascolarizzazione del tessuto emorroidario. Il ricovero dura un giorno e la convalescenza circa una settimana.

L'intervento per la cura della stitichezza si esegue in anestesia epidurale (quella del parto), non provoca quasi dolore e dura circa mezz'ora. Anche in questo caso prevede l'asportazione del prolasso rettale, che rappresenta l'ostacolo alla defecazione. La paziente esce dall'ospedale dopo due giorni e in una settimana può riprendere una normale attività. La tecnica agisce anche sulla muscolatura del perineo che viene risollevata: tutto il pavimento pelvico funziona megli
o».

Sei ospedali italiani si sono già attrezzati per mettere a punto questi interventi. Si tratta di: Casa di cura San Clemente di Mantova, Arcispedale S. Anna di Ferrara, Ospedale S. Giovanni Addolorata di Roma, Ospedale M.G. Vannini di Roma, Casa di Cura Sant'Anna di Cassino (FR) e Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Bari

Fonte: http://www.sanihelp.it/

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