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2 novembre: ricordare i defunti con i bambini

di Emanuela Cerri - 26.10.2022 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Il 2 novembre si celebra la giornata della commemorazione dei defunti. Vediamo come si può parlare di morte ai bambini e come si festeggia questa ricorrenza in Italia

Ricordare i defunti con i bambini

Il 2 novembre si ricordano i nostri cari defunti. Per i bambini, così come per gli adulti, la perdita di una persona cara è un'esperienza sconvolgente: bisogna separarsi “per sempre” da una persona amata.

Per insegnare ai bambini come affrontare una separazione “per sempre” occorre farli prendere coscienza che esiste un ciclo della vita nell'arco del quale si nasce, si cresce, si invecchia e si muore. Questa consapevolezza prepara i bambini ad accettare i distacchi e la fine terrena delle persone. Secondo Murray Bowen, un noto psicoterapeuta familiare, la capacità dei bambini di affrontare la morte dipende molto dagli adulti che gli sono vicini. L'atteggiamento più saggio da assumere da parte degli adulti è presentare ai bambini la morte come un evento naturale, utilizzando ovviamente termini comprensibili a seconda l'età del bambino.

Per i bambini è importante anche partecipare ai funerali e frequentare il cimitero; il celebrare insieme agli altri (religiosamente o laicamente) la morte di una persona cara rappresenta un rito sociale e culturale importante per avviare il processo di elaborazione del lutto. Gli adulti devono esprimere le loro emozioni e il loro dolore davanti ai bambini e non viceversa negando l'evento non parlandone più oppure trasformando la perdita in un segreto da tenere nascosto.

La Commemorazione dei defunti è una ricorrenza della Chiesa cattolica. Era anticamente preceduta da una Novena e celebrata il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue la festività di Ognissanti, che ricorre infatti il 1º novembre. In Italia, benché molti lo considerino come un giorno festivo, la ricorrenza non è mai stata ufficialmente istituita come festività civile. È consuetudine nel giorno dedicato al ricordo dei defunti visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari.

Un motivo ricorre nelle tradizioni popolari della festa dei morti: la credenza che in questo giorno i cari scomparsi tornino a farci visita sulla terra. Per questa ragione, i riti di commemorazione hanno assunto in tutta Italia significati e finalità simili: accogliere, confortare, placare le anime dei defunti. In alcune zone della Lombardia, la notte tra l'1 e il 2 novembre si suole ancora mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti possano dissetarsi. In Friuli si lascia un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane. Nel Veneto, per scongiurare la tristezza, nel giorno dei morti gli amanti offrono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti "Ossi da Morti".

In Trentino le campane suonano per molte ore a chiamare le anime che si dice si radunino intorno alle case a spiare alle finestre. Per questo, anche qui, la tavola si lascia apparecchiata e il focolare resta acceso durante la notte. Anche in Piemonte e in Val D’Aosta le famiglie lasciano la tavola imbandita e si recano a far visita al cimitero. I valdostani credono che dimenticare questa abitudine significhi provocare tra le anime un fragoroso tzarivàri (baccano).

Nelle campagne cremonesi ci si alza presto la mattina e si rassettano subito i letti affinché le anime dei cari possano trovarvi riposo. Si va poi per le case a raccogliere pane e farina con cui si confezionano i tipici dolci detti "ossa dei morti".

In Liguria la tradizione vuole che il giorno dei morti si preparino i "bacilli" (fave secche) e i "balletti" (castagne bollite). Tanti anni fa, alla vigilia del giorno dedicato ai morti i bambini si recavano di casa in casa per ricevere il "ben dei morti" (fave, castagne e fichi secchi), poi dicevano le preghiere e i nonni raccontavano storie e leggende paurose.

In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti "Stinchetti dei Morti", che si consumano da antichissimo tempo nella ricorrenza dei defunti quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire le carezze dei cari che non ci sono più. Sempre in Umbria si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita.

In Abruzzo, oltre all’usanza di lasciare il tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciano dei lumini accesi alla finestra, tanti quante sono le anime care, e i bimbi si mandano a dormire con un cartoccio di fave dolci e confetti come simbolo di legame tra le generazioni passate e quelle presenti.



A Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si consumasse il pasto accanto alla tomba di un parente per tenergli compagnia. Altra tradizione romana era una suggestiva cerimonia di suffragio per le anime che avevano trovato la morte nel Tevere. Al calar della sera si andava sulle sponde del fiume al lume delle torce e si celebrava il rito.

In Sicilia il 2 novembre è una festa particolarmente gioiosa per i bambini. Infatti vien fatto loro credere che, se sono stati buoni e hanno pregato per le anime care, i morti torneranno a portar loro dei doni. Quando i fanciulli sono a dormire, i genitori preparano i tradizionali "pupi di zuccaro" (bambole di zucchero), con castagne, cioccolatini e monetine e li nascondono. Al mattino i bimbi iniziano la ricerca, convinti che durante la notte i morti siano usciti dalle tombe per portare i regali.

In Sardegna la mattina del 2 novembre i ragazzi si recano per le piazze e di porta in porta per chiedere delle offerte e ricevono in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci. La sera della vigilia anche qui si accendono i lumini e si lasciano la tavola apparecchiata e le credenze aperte.

I cibi legati al culto dei defunti
Le fave nell’antichità le fave erano il cibo rituale dedicato ai defunti e venivano servite come piatto principale nei banchetti funebri. I Romani le consideravano sacre ai morti e ritenevano che ne contenessero le anime, molto probabilmente questa credenza era legata ai caratteri botanici della pianta: le sue lunghe radici che affondano in profondità nel terreno; il suo lungo stelo cavo, secondo le credenze popolari faceva da tramite tra il mondodei morti e quello dei vivi, ma erano soprattutto i suoi fiori bianchi con sfumature violacee e con una caratteristica macchia nera, a ricordare la lettera greca theta, lettera iniziale della parola greca thànatos che significa morte. In seguito con l’avvento del Cristianesimo la tradizione popolare muto’ dal mondo Romano questo uso delle fave, e cosi’ a seguire nel X secolo le fave divennero cibo di precetto nei monasteri durante le veglie di preghiera per la Commemorazione dei Defunti. Per la stessa ricorrenza vennero usate come cibo da distribuire ai poveri o da cuocere insieme ai ceci e lasciare a disposizione dei passanti agli angoli delle strade.

Nel corso dei secoli, causa dei rischi che le fave provocano su chi è affetto da favismo (difetto genetico ereditario che provoca gravi anemie in caso di assunzione di legumi), vennero sostituite da dolci a base di mandorle o pinoli a forma e col nome rituale di “fave dei morti”.  Anche i ceci vengono associati fin dai tempi più antichi ai defunti. Nell’antica Grecia, durante le Antesterie, feste che duravano 3 giorni a fine inverno in onore di Dioniso si riteneva che i defunti tornassero sulla terra, l’ultima giornata era dedicata alla “festa della Pentola”, in questa giornata si cuocevano grandi pentole di civaie (ceci, fave, fagioli e altri semi) dedicate a Dioniso e Ermes, che venivano poi esposte sugli altari e offerte alle anime dei defunti affinché si rifocillassero prima di intraprendere il lungo viaggio di ritorno nell’aldilà.

L’altro importante cibo tradizionale presente sulle tavole il Giorno dei Defunti è il grano. In tutte le culture e le religioni il grano è il simbolo stesso della vita e della fertilità. Ma per raccogliere il chicco di grano bisogna recidere la spiga - ucciderla - e il chicco solo dopo essere morto a sua volta sottoterra rinascerà in una nuova spiga.

In questo articolo

Poesie per il giorno dei morti

"Entrano, ansimano muti:
ognuno è tanto mai stanco!
e si fermano seduti
la notte, intorno a quel bianco.

Stanno li sino a domani
col capo tra le mani,
senza che nulla si senta
sotto la lampada spenta."
La tovaglia G. Pascoli

Il giorno
che la Morte picchierà alla tua porta,
cosa gli offrirai?
Presenterò alla mia ospite
la coppa piena della mia vita,
non lascerò che se ne vada a mani vuote.
Giunto al termine dei miei giorni,
quando la morte verrà alla mia porta,
presenterò a lei
la soave vendemmia dei miei giorni d'autunno
e delle mie notti estive
e tutto ciò che ho guadagnato
o raccolto durante la mia vita.
Quando verrà Tagore

O Dio che sei infinitamente buono,
accetta le nostre preghiere
per i nostri amici e parenti
che hanno lasciato questo mondo:
gli angeli e i santi li introducano in paradiso
perchè hanno sperato e hanno creduto in te
che sei la risurrezione e la vita.
Concedi anche a noi di ritrovarci insieme
a godere per sempre del tuo amore.
Preghiera per i defunti

I libri che possono aiutare

Ecco qualche titolo di libro utile per parlare di morte ai bambini utilizzando il loro linguaggio ma efficaciemente

  • La morte raccontata ai bambini di Bruno Ferrero e Anna Peiretti
  • Tornerà? Come parlare della morte ai bambini di Maria Varano

Fonti:

http://guide.supereva.it/

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