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Tsunami e guerre: come spiegarli ai bambini

di Redazione PianetaMamma - 30.03.2011 Scrivici

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Come spiegare i terribili fatti di cronaca, come quelli che stanno accadendo in Giappone e Libia, ai bambini che ne vengono a conoscenza involontariamente dalla tv o dalle parole di amichetti e adulti?

Uno dei dilemmi che si pongono i genitori di bambini e ragazzi riguarda gli effetti della televisione sulla sensibilità e sullo sviluppo psichico dei loro figli. Al di là dei contenuti dei programmi televisivi che risultano sempre più inadatti per la visione da parte dei piccoli, ciò che preoccupa le mamme e i papà, soprattutto in periodi come questo, è la diffusione di notizie di fatti di cronaca, ma anche di guerre e catastrofi naturali, di cui i bambini vengono a conoscenza guardando la tv o ascoltando i discorsi di adulti e bambini che fanno parte del loro mondo.

Spesso i genitori si chiedono se sia giusto parlare di questi fatti con i propri figli, e quale sia il modo migliore per affrontare con loro argomenti tanto delicati e spiacevoli.

Sull'opportunità o meno di affrontare questo tipo di discorsi con i nostri figli non ci dovrebbero essere dubbi, specie se partiamo dal presupposto che sarebbe impossibile o quantomeno utopistico pensare di proteggere completamente i nostri bimbi dalle brutte notizie e dagli aspetti spiacevoli della vita.

Tuttavia è necessario agire in modo da non compromettere la serenità e la fiducia che ogni bambino dovrebbe avere, per quanto più tempo possibile, nel guardare al mondo e alla vita. É molto importante considerare anzitutto che la sensibilità dei bambini è molto diversa rispetto a quella degli adulti, per cui la prima cosa che dovrebbe fare il genitore è stare attento a non ferire la sua sensibilità o causargli stati d'animo di tristezza e apprensione. Per questo sono molto importanti le parole, ma anche il tono e il modo che il genitore adotta per spiegare determinati fatti ed eventi tragici.

É di questi giorni ad esempio la notizia del terremoto seguito dallo spaventoso tsunami che ha colpito il Giappone. Come spiegare ai bambini il perché di simili catastrofi naturali senza spaventarli? La psicologia in questo caso ci viene in aiuto. Recentemente in Australia l'associazione che raggruppa circa 15.000 psicologi ha discusso sugli eventi di emergenza ambientale ponendoli sullo stesso piano di altri temi scottanti sui quali i genitori dovrebbero trovare le parole giuste per dialogare con i figli. Proprio come accade per altri problemi sui quali la psicologia è solitamente chiamata ad intervenire, ad esempio i disordini alimentari, l'abuso di alcool o la depressione.

Le notizie relative alle catastrofi naturali come quella avvenuta in Giappone provocano naturalmente reazioni e stati d'animo decisamente negativi come ansia, paura, tristezza, senso di inutilità, frustrazione e rabbia.

Notizie di questo tipo, non filtrate dalla spiegazione di un genitore, possono trasmettere queste sensazioni anche ai bambini, che invece dovrebbero affacciarsi al mondo e al futuro con speranza e fiducia. Per questo motivo può essere utile, se si è in presenza di bambini e ragazzi, evitare di parlare di eventi del genere con altri adulti perché il bambino non comprende nel modo giusto l'evento stesso e ciò potrebbe provocargli ansia e paura.



É importante ricordare infatti che i bambini spesso sono spaventati da ciò che non conoscono o non capiscono, mentre percepiscono in maniera cristallina, fin dalla più tenera età, gli stato d'animo del genitore. Spesso gli adulti dialogando tra di loro usano parole che agli occhi di un bambino possono apparire spaventose, invece è importante affrontare il discorso a tu per tu con il piccolo ed essere sereni e tranquilli così da trasmettere al bambino la stessa serenità.

C'è da dire poi che i bambini piccoli, in età prescolare, hanno un’idea molto confusa e precaria del tempo e della distanza e pensano che tutto ciò che accade riguardi anche loro. Per questo motivo spesso reagiscono con paura alle notizie di fatti tragici, anche se si tratta di eventi accaduti dall'altra parte del mondo.Oppure possono fraintendere le notizie che riguardano i cambiamenti climatici, percependole come minacce che incombono su di loro e sulle loro famiglie. Secondo gli psicologi australiani è importante quindi rispondere con semplicità e onestà alle domande dei bambini sui fatti di cronaca, aiutandoli a distinguere tra realtà e fantasia ma soprattutto rassicurandoli e facendoli sentire protetti.

Da questo punto di vista spesso le notizie raccontate nei telegiornali o nei talk show, sempre a caccia di dettagli macabri e spaventosi sui fatti di cronaca o sulle catastrofi, risultano a dir poco inadatte alla comprensione da parte dei bambini, e possono avere l'unico effetto di spaventarli e fomentare in loro ansie e timori.

Un'altra notizia scottante di queste settimane è quella della guerra scoppiata in Libia.

Quello della guerra è un altro dei temi non facili da affrontare con un bambino. Per far comprendere ad un bambino il fenomeno della guerra si può partire dall'esperienza del gioco, in cui il piccolo può rappresentare principi e regole del mondo degli adulti in un contesto inoffensivo e virtuale come quello ludico.

Il bambino può immaginare così la guerra come una sorta di litigio che riguarda un numero elevato di persone, dovuto a motivi di varia natura, ad esempio il desiderio di rivalsa di un popolo su un altro, oppure il diritto incontestabile e universalmente condiviso all'autodifesa.

Attraverso il gioco il bambino arriva a comprendere la conflittualità che a volte, come nel caso delle guerre, può intervenire nei rapporti tra persone. Il bambino è portato naturalmente a considerare la guerra come una “cosa brutta”, perché assolutamente contraria agli insegnamenti morali che egli riceve nei contesti familiari della quotidianità.

Per permettere al piccolo di comprendere il perché della guerra, che ai suoi occhi può apparire come un fatto indecifrabile e semplicemente terribile e spaventoso (come in effetti è), può essere utile cercare un collegamento tra la violenza estrema della guerra agli eventuali comportamenti violenti o aggressivi che il piccolo avverte nella sfera quotidiana, in famiglia o a scuola. In questo modo possiamo aiutare il bambino a “capire” la guerra, ma senza alimentare in lui paure o ansie immotivate. É molto importante infatti preservare la serenità dei bambini: ricordiamoci che parlare con loro di questi fatti non significa voler minare la loro spensieratezza, ma usare il giusto filtro verso informazioni e notizie che, così come ci vengono propinate ogni giorno dai media, sono nella maggior parte dei casi, assolutamente non “a misura” di bambino.

Beatrice Spinelli

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