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Ti racconto una fiaba: La storia dell'orso del bel Castello

di Monica De Chirico - 11.06.2013 Scrivici

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Anche questa settimana Pianetamamma e "Ti racconto una fiaba" vi propongono una nuova favola. Tra quelle delle utenti è stata scelta "La storia dell'orso del bel Castello" di Rosa Rita Formica

Ti racconto una fiaba

e

Pianeta Mamma

continuano la collaborazione per dare visibilità ai racconti scritti dalle utenti di questo bellissimo sito dedicato al magico mondo delle

favole

. La fiaba scelta di questa settimana dalla Redazione di

Ti Racconto una fiaba

è

"La storia dell'orso del bel Castello" di Rosa Rita Formica.



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Fiaba dedicata a chi crede che il coraggio di essere fragili è l'unico modo per essere forti.

Gli

orsi

sono pelosi, solitari e hanno sempre l'aria imbronciata. L'orso della mia storia non era così. Pareva nato per stare in mezzo alla gente, sapeva tenere comizi nella piazza del piccolo paese di montagna dove abitava. Tutti lo ascoltavano con gioia e si assiepavano a spintoni davanti al suo palco per udire le sue parole. Lui era

un orso saggio, ed aveva tanto da raccontare della vita.

Viaggi per mare, scoperte strepitose, battaglie difficili, amori travolgenti e tanti insegnamenti che aveva appreso anche con sofferenza. Donava sorrisi e serenità a chi gli si avvicinava. Si vestiva con pantaloni chiari di velluto e bretelle a righe di tutti colori.

Viveva in una rocca, la rocca del Bel Castello

, per cui tutti lo chiamavano

"L'orso del bel Castello".

La sua dimora aveva un bel torrione con guglie di marmo bianco e lui la condivideva con la sua amica lupa, stanca, fiaccata ma dal cuore arricchito da tante avventure.

Ma gli orsi non vivono da soli?

Sì, ma l'orso di cui vi sto raccontando non amava la solitudine. In questo si distingueva anche dagli altri saggi. La lupa era molto solerte e premurosa ad accontentare il suo amico orso che golosone si sedeva a tavola affamato.

Gli preparava ogni giorno, piatti prelibati, vestiti profumati alla lavanda da indossare, il fuoco sempre acceso.

L'orso del bel Castello gradiva quel calore che nasceva da un affetto sincero

. La lupa aveva il pelo di colore scuro, era magra, alta e si vestiva sempre con cura. Con gli occhiali calcati sul naso lungo e affilato, si sedeva stanza al computer e aiutava l'orso, suo amico, in ogni incombenza. Ma un giorno accadde quello che succede sempre (e per fortuna, perchè le storie altrimenti sarebbero monotone), ovvero accadde un imprevisto.

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Già, l'imprevisto.

Dovete sapere che il nostro amico

amava moltissimo il miele, la melassa.

In quel paese, e nei dintorni, per uno strano incantesimo, le api non ne producevano più. Si diceva che il mago Baluf, interpretando le costellazioni del cielo, avesse visto con il suo cannocchiale passare

una strega molto arrabbiata

. Lei, per dispetto, aveva deciso di togliere la dolcezza di quella produzione. Quindi, niente miele.

L'orso viveva tranquillo, diceva di non avere bisogni e desideri

: lui era saggio. I saggi non ne hanno.... perchè cosi gli avevano insegnato suo padre e sua madre. Però, in segreto, ogni tanto, sognava di mangiare un po' di miele e di spalmarselo in faccia sino a dentro al naso e magari anche nelle orecchie. Immaginava di tuffarsi nel liquido giallo, di nuotarci da mattina a sera e magari di starci a galla con il suo grosso salvagente!!! "Uhmm....il miele!!!" E si leccava il muso,chiudendo gli occhi.

Nascondeva questo desiderio a tutti perchè un po' se ne vergognava. Un suo punto debole.

Ma chi non ne ha? Anche i mostri ce li hanno.... i punti deboli.

Voi piccoli che ascoltate, li avete i punti deboli?

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Credo di si, ce li ho anche io che sto raccontando questa fiaba!!! Un giorno, di Ognisanti, quando le zucche e le candele vengono accese nelle case e si mangia castagne a volontà, sul tetto del castello del bel Castello si fermò una civetta. Gufando alla luna piena, riempì la notte di malinconici presagi. L'orso che da giorni non riusciva a dormire perchè il desiderio del miele era diventato più forte, aprì di slancio la finestra di legno e strillò, come non faceva da tempo, a quell'uccello notturno. "Vai viaaaaaaa uccellaccio !!! Bastaaaa......!!!" "Perchè te la prendi tanto? Perchè mi dici bastaaaa!!!!????" chiese la civetta "Io sono così, bella ma inquietante, ho degli occhi grandi che guardano nella notte degli uomini e riescono a vedere cose non visibili ai più, ma il mio verso è stridulo. Alle volte, fa paura! Lo accetto, non lo nascondo. Il mondo mi ama anche così con questa brutta voce!!.Ci sono cose che non amiamo di di noi e che ci fanno sentire fragili ma però forti, al tempo stesso". Così dicendo, gli si avvicinò con un volo leggero ed aggiunse: "

Racconta agli altri il tuo amore per il miele....gli altri capiranno, ti parleranno dei loro sogni e te ne porteranno in gran quantità "

Detto questo, la civetta sbattendo le ciglia con suoi occhi di cielo stellato, volò via verso il bosco. Da sempre si sa che le civette vegliano la notte del mondo. Hanno occhi aperti e spalancati nel buio.

L'orso capì la lezione. Chiuse la finestra e quella notte, finalmente, dormì. Sognò di ascoltare, di essere saggio ma anche di raccontare a chi gli si avvicinava nel villaggio, della sua segreta passione, e immaginò a quanti golosi di dolcezze come lui avrebbe incontrato.

Così fu. Alla rocca del bel Castello ritornò il miele. Tutti diventarono molto dolci e più saggi.

Già, perchè la saggezza della vita contiene la dolcezza di qualche fragilità

, solo così è umana e viene non solo ascoltata ma applicata da tutti.

Chissà se l'orso vive ancora con la sua amica lupa, credo di sì... spero solo abbia accanto un grande vaso di miele e che ami mangiarselo e condividerlo con tutti gli animali del bosco. Io lo penso, perché gli sono amica, io che sono solo una civetta della notte

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