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Si tocca i genitali: il perchè dei giochi autoerotici

di Emmanuella Ameruoso - 13.07.2017 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Quando si toccano gli organi genitali: come comportarsi di fronte ai giochi autoerotici dei bambini? Molti genitori quando vedono che i loro figli piccoli si toccano gli organi genitali si sentono a disagio e spesso ricorrono a minacce oppure fanno finta di nulla!

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Giochi autoerotici dei bambini

La mamma di Marina chiede un colloquio. Quando arriva all’appuntamento, da sola, sembra imbarazzata e quasi disperata. La sua bambina ha 10 anni, frequenta la quinta elementare e si tocca i genitali continuamente. Lo fa in ogni dove, a volte, a casa, lascia il gioco per isolarsi e toccarsi. In altri momenti, davanti alla tv, la vede che si sta toccando e ha il viso rosso con un’espressione ‘strana’. Ma la lascia stare, la sua è diventata un’abitudine. La signora svolge un lavoro che la impegna tantissimo e passa poco tempo con la piccola. Ha una figlia più grande di 8 anni che esclude continuamente Marina dalla sua vita e dal suo ambiente, la caccia infatti quando entra nella sua stanza e tocca le sue cose. Litigano spesso.

Le maestre di Marina dopo circa 8 mesi mi riferiscono che questa bambina ha cominciato a masturbarsi in classe. Si struscia sugli angoli dei banchi, cambia espressione del viso, si capisce che prova piacere a farlo, a volte anche sugli altri bambini. Sono imbarazzate, non sanno come intervenire, quando si accorgono che sta avvenendo cercano di distrarla. Ne hanno parlato una volta alla mamma ma da allora non è cambiato niente, sembra che il suo comportamento stia diventando più insistente e sono preoccupate per l’anno prossimo perché passerà in prima media. La sua mamma lavora molto per cui, a scuola, viene sempre il papà e con lui non sentono di avere grande confidenza. Per questo preferiscono tacere.

L’autoerotismo nei bambini è molto frequente, spesso usano tale pratica come gioco. Scoprire il proprio corpo per un bambino è un’esperienza graduale che comincia sin dai primi giorni dopo la nascita. Infatti, tutte le singole parti rappresentano una sorpresa continua anche in relazione all’ambiente. È tramite il corpo che il neonato apprende a differenziarsi dalla mamma definendo i suoi confini sul piano relazionale e personale.

È così che esplora anche i suoi genitali, provando al contempo piacere nel farlo. Il suo vissuto, però, è molto diverso da quello di un adulto che interpreta a suo modo tale ‘autoerotismo’, soprattutto quando il comportamento col passar del tempo diventa ripetitivo. La sua scoperta principale è la sensazione di piacere legata al toccarsi ma che poi, a distanza, tralascia poiché la sua ricerca termina.

Difatti, i giochi autoerotici nei bambini fanno parte del processo di crescita.

Il comportamento dei genitori

A tal proposito molti adulti tendono a punire il bambino che tocca le sue parti intime - e spesso lo fa anche per indicare la sua necessità di espletare dei bisogni fisiologici - e ad indurre in lui un senso di vergogna per un gesto naturale che non ha nessun significato erotico. La vergogna non ha una connotazione negativa ma diventerebbe una limitazione per quanto riguarda l’esperienza personale andando ad inficiare l’autostima e l’immagine di sé. Molto dipende anche dal tipo di educazione sessuale che hanno ricevuto i genitori e che tendono ad inculcare nei loro figli. Spesso i limiti personali vengono trasmessi senza consapevolezza, mentre una maggiore apertura rispetto alla comprensione di tali comportamenti permette una diversa accettazione.

L’emozione della vergogna si manifesta attorno ai 2-3 anni di vita, dopo le emozioni primarie, e consente l’interiorizzazione di condotte morali e di norme sociali. Attraverso di essa il bambino percepisce l’importanza dell’immagine di sé rimandata dall’esterno e se sminuita da figure significative per la crescita quali genitori, nonni e insegnanti, tenderà ad inibire la sua capacità di espressione restando ‘bloccato’ su aspetti di sé che non lo faranno sentire ‘all’altezza della situazione’. Altre volte, il bambino viene addirittura ignorato e ciò diviene anche un problema perché sta cercando di comunicare qualcosa che non viene recepito.

È chiaro, quindi, che una via di mezzo potrebbe essere l’atteggiamento giusto per affrontare tali situazioni. Ossia, chiedere al bambino cosa induce il suo comportamento senza nessun genere di giudizio sottostante.

Quando preoccuparsi

In alcuni casi, l’atteggiamento autoerotico diviene persistente al punto da manifestarsi anche in circostanze pubbliche. Può capitare che il bambino comincia a toccarsi in un ambiente intimo, quale quello familiare, ma col passare del tempo la sua esigenza si estende anche ad ambiti esterni, quali la scuola o spazi pubblici condivisi. Ed allora, il gesto che poteva essere considerato semplicemente auto consolatorio diventa un modo per scaricare l’ansia o una preoccupazione intensa che lo ha investito. Nella sua vita, alcune circostanze possono aver contribuito all’insorgenza di ansie e inquietudini come l’ingresso a scuola, la nascita di un nuovo fratellino, la separazione di genitori, un trasloco, un cambiamento d’ambiente, l’inizio o la ripresa dell’attività lavorativa della mamma, la trascuratezza nei suoi confronti. Il bambino ha quindi bisogno di più attenzioni.

È bene in queste circostanze non drammatizzare e non sgridarlo poiché sta già vivendo un disagio che può essere amplificato dal comportamento accusatorio dell’adulto. Bisognerebbe, invece, abbracciarlo, rassicurarlo e parlare più apertamente con lui così da comprendere quali siano le reali apprensioni che lo portano ad avere un atteggiamento compulsivo, considerandolo al pari di qualsiasi altra manifestazione d’ansia. La ricerca del piacere infatti assume una funzione di appagamento emotivo che diversamente non riesce a placare. Come in molte altre situazioni è opportuno confrontarsi con un professionista per prendersi cura del malessere evidente che sta manifestando.

Molto spesso si tralascia l’importanza del caso, come nell’esempio succitato, e si rischia di farlo aggravare ulteriormente. Infatti, a lungo andare, oltre a porre in difficoltà il bambino nelle situazioni sociali, potrebbe divenire un’esigenza cronica nel periodo adolescenziale quando i ragazzi hanno necessità di confrontarsi con i coetanei ed assumere un comportamento di tipo etero erotico.

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