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Lo sguardo del bambino come forma di comunicazione

di Redazione PianetaMamma - 21.10.2015 Scrivici

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Cosa possiamo capire guardando lo sguardo di un bambino? Uno psicologo spagnolo spiega in che modo lo sguardo serve ad interpretare i sentimenti dei bambini

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Sguardo bambino

Un' importante scoperta scientifica aiuta a capire le esigenze dei bambini più piccoli. Lo sguardo del bambino comunica, al di là delle parole. I suoi occhi ad esempio vi diranno perchè piange.

“Se li tiene chiusi, ha male o fame; se li ha aperti, ha paura e vuole le coccole”. Uno sguardo, un ammiccare, il piegarsi delle labbra, il semplice battito di ciglia esprime una parte di noi. Nella relazione interpersonale questo scambio favorisce i rapporti, alimenta vorticosi dubbi o addirittura attriti e tensioni. Pianti non corrisposti, lacrime senza lacrime non lette, sorrisi generati dopo silenzi o lontananze. Nel nostro viso c'è il mondo e la morfopsicologia lo dice bene. La morfopsicologia è lo studio dell'anima (psiche), della personalità partendo dalle forme (morfo) del viso.

E' un'arte-scienza nata dall'incontro della biologia con la psicologia, indaga la corrispondenza tra psichico e fisico come manifestazione fondamentale dell'essere. Una disciplina olistica in quanto considera la persona come un'entità scindibile di mente-pensiero, emozioni-cuore, corpo-pulsione. Questa disciplina nasce in Francia nel 1937 per merito dello psichiatra Dr. Louis Corman, fondatore della Società Francese di Morphopsychologie e nel 1982 inserita nei programmi universitari francesi.

Se il bambino piange, comunica con lo sguardo

Tutti i genitori, quando il loro bambino piccolo piange disperato, si chiedono il motivo del pianto e non sanno come calmare il pianto. Spesso comprendere le esigenze dei neonati è talmente difficile da creare nei genitori un senso di inadeguatezza. Oggi i ricercatori hanno evidenziato il motivo del pianto di un neonato attraverso gli occhi.

Esaminando con attenzione lo sguardo del bambino che piange è possibile capire se è spaventato, se prova dolore o se ha fame. Una scoperta scientifica che aiuterà i genitori meno esperti, con la tendenza a svalutarsi, a gestire la situazione con più sicurezza e maggiore efficacia. La scoperta non significa che una mamma non colga un disagio, tutt'altro! La capacità di una madre di sapere esattamente ciò che prova il figlio dal pianto, dal lamento, dal modo in cui muove le mani è un fatto istintivo, nato e maturato non solo per il fatto di essere donna, ma per quel legame che con il concepimento porta ad un'intensa e istintiva vita assieme di nove mesi.



Lo scienziato spagnolo, il professor Mariano Choliz Montagnes, che insegna Psicologia presso l'Università di Valencia, in Spagna, ha condotto uno studio molto interessante insieme alla sua squadra di ricercatori.

I bambini molto piccoli ancora non in grado di parlare, possono esprimere le loro emozioni negative solo con il pianto... Tuttavia riuscire a stabilire le cause del pianto, molte volte è un enigma. Alcune mamme dichiarano di essere in grado di individuarle, valutandone l'intensità e il tipo di gemito che lo accompagna, ma non si è mai riusciti, partendo da questa esperienza, a determinare un criterio di interpretazione valido per tutti. Era allora necessario concentrare l'attenzione su altri dettagli, come i movimenti del corpo e lo sguardo. Noi ci siamo concentrati sullo sguardo. Perchè la vostra attenzione è stata catturata proprio dallo sguardo, e non dai tanti movimenti corporei che un bambino fa mentre piange?....Perché un singolo bambino piange molte volte in un giorno, ma lo fa con espressioni del viso e dello sguardo differenti

prosegue nella sua spiegazione il professor Choliz Montagnes

L'avere notato le diverse espressioni del viso ci ha fatto pensare che proprio lo sguardo potesse essere la chiave per interpretare la ragione del pianto. E' stato possibile raggiungere questa conclusione soltanto dopo molti mesi di osservazione di tanti bambini diversi

Come possiamo interpretare il pianto di un bambino attraverso il suo sguardo?

I bambini che piangono con occhi bene aperti comunicano per lo più paura, afferma lo scienziato spagnolo. Questa può essere associata al bisogno di essere coccolati, perchè per un bambino molto piccolo ogni rumore, ogni movimento, ogni oggetto o volto nuovo rappresenta una novità dalla quale può anche essere intimorito.

Invece i bambini che piangono con gli occhi semichiusi, stretti a fessura, sono in genere arrabbiati.

Una buona parte di questa rabbia può essere provocata per esempio dalla necessità di essere puliti o di cambiare posizione perché scomodi. Consiglio di non trascurare la rabbia che può essere provocata anche da un pannolino troppo stretto o da un indumento sgradito, che potrebbe magari limita la libertà di movimento del bambino.

Poi c'è il pianto a occhi chiusi, che ha un altro significato. In genere comunica dolore, potrebbe quindi essere causato da una piccola colica addominale o da un'altra situazione di disagio fisico che provoca una sofferenza.

Com'è invece il pianto del bambino che ha fame? La sensazione della fame, nel bambino piccolo, è simile a quella del dolore aggiunge il professore. Quindi il pianto a occhi chiusi potrebbe essere legato alla fame. Tuttavia se il bambino che piange così non mangia, ma pare innervosito dal latte offerto dai genitori, suggerisco di non insistere. La spiegazione legata al dolore, se il bambino rifiuta l'allattamento, è la più probabile. I genitori possono ricavare un'altra importante indicazione anche prestando attenzione all'aumentare o all'affievolirsi del pianto.

Che cosa indica un pianto che si affievolisce o che aumenta?

Quando i bambini sono arrabbiati, in genere il loro pianto diminuisce progressivamente di intensità, spiega lo scienziato spagnolo. Lo stesso può accadere anche in caso di dolore, a patto che sia un dolore transitorio, magari dovuto ad una piccola tensione addominale. Se invece il pianto aumenta di intensità più probabile che sia legato a una situazione di paura o di fame, che il bambino tende a manifestare in maniera via via più vigorosa. Lo sguardo esprime un mondo emozionale che va decodificato, ascoltato e rimandato con delle risposte in sintonia

spiega il professor Choliz Montagnes.

In un mondo sempre più tecnologico e poco interattivo sul piano fisico c'è il rischio di non sapere più cogliere, al di là delle parole, i messaggi di chi abbiamo di fronte e che passano per lo sguardo! Per una sana crescita del bambino, non preoccupiamoci solo se il bambino mangia, se è pulito, se ha il suo giocattolino che lo stimola, domandiamoci anche se la prima fonte di nutrimento sia corrisposta: la sete d'amore attraverso lo sguardo!

A cura della Dottoressa Barbara Camilli
Presidente Associazione Psicologia Utile

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