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Rignano Flaminio, ecco perché le maestre sono state assolte

di Barbara Leone - 26.11.2012 Scrivici

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Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza che ha portato all'assoluzione di tutti gli indagati nel processo sui presunti abusi ai bambini della scuola di Rignano Flaminio

Nel mese di maggio si è concluso, presso il Tribunale di Tivoli, il processo sui presunti abusi sessuali ai danni di bambini della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio. Erano indagate 5 persone, tra cui 3 maestre della scuola. E tutti sono stati assolti. Ora è arrivata la spiegazione della sentenza.



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Gli imputati (3 maestre, una bidella ed un autore tv) erano accusati di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza. Reati che i 5 avrebbero commesso sui bambini della scuola tra il 2005 e il 2006.

Secondo il giudice i bambini sarebbero stati condizionati dai genitori. Quindi quello che hanno detto non poteva essere considerato come verità. Nella sentenza si legge che "la maestra Silvana Magalotti non è mai menzionata dai bambini in occasione dei racconti che originano le prime denunce" e le denunce successive "inducono il collegio a ritenere le stesse frutto di una forte contaminazione". Lo stesso vale per l'accusa nei confronti della maestra Marisa Pucci, che sarebbe stata menzionata dai bambini "in narrazioni il cui contenuto è fantasioso e disancorato dalla realtà e comunque non supportato da riscontri fattuali idonei".







Per quanto riguarda, invece, la terza maestra, Patrizia Del Meglio, secondo il tribunale il suo nome sarebbe stato fatto "dai genitori e poi più o meno inconsapevolmente, trasmessa ai bambini". L'autore tv Gianfranco Scancarello sarebbe stato accusato per "una singolare coincidenza di date ed una parziale sovrapposizione di contenuti che induce a ritenere esservi stato un previo contatto tra i genitori. Diversamente riuscirebbe poco verosimile un riaffioramento contemporaneo del ricordo in cinque bambini ed una progressione verso rilevazioni molto più elaborate".



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Per questo il Tribunale ha ritenuto che le prove presentate fossero insufficienti a poter accusare e condannare gli imputati. E "l’ipotesi formulata resta congetturale, perché priva di idonei, ovvero univoci, elementi di conferma". Per quanto riguarda l'accusa nei confronti della bidella, Cristina Lunerti, invece, secondo i giudici da un lato "i bambini mostrano di identificare ‘Cristina’ come la bidella per via dei tatuaggi che la stessa presentava; dall’altro, forniscono indicazioni non sempre corrette". Per questo anche le accuse nei suoi confronti non potevano essere ritenute sufficienti ad una eventuale condanna.

Anche per quanto riguarda l'accusa, formulata alla bidella, secondo la quale avrebbe ripreso i bambini con la macchina fotografica (le immagini però non sono mai state trovate!), secondo i giudici "permangono dei dubbi. Se infatti da un lato la sussistenza di tale condotta ‘minimale’ potrebbe essere riconosciuta, dall’altro la difficoltà di accertarne l’attuabilità e di definirne le concrete modalità non consente di superare il dubbio in ordine alla loro effettiva sussistenza".

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