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Anomalie del feto: il rischio non aumenta con l’età della mamma

di Redazione PianetaMamma - 24.09.2012 Scrivici

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Il rischio di anomalie cromosomiche è alto anche per i figli di mamme giovani. Per questo i test prenatali dovrebbero essere gratuiti per tutte le donne, senza discriminanti d’età

Il rischio di anomalie cromosomiche è alto anche per i figli di mamme giovani. Per questo i test prenatali (LEGGI) dovrebbero essere gratuiti per tutte le donne, senza discriminanti d’età.

Uno studio condotto da un’equipe specializzata in Genetica Medica del Policlinico Universitario di Modena, guidata da Antonino Forabosco, pubblicato sull'European Journal of Human Genetics, ha dimostrato che non solo le donne in età avanzata, ma anche le più giovani, devono sottoporsi ai test prenatali per individuare l’insorgenza di malattie genetiche rare nel feto.



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I risultati della prima mappazione ufficiale sull’accesso ad amniocentesi (LEGGI) e analisi dei villi coriali (LEGGI) da parte delle donne in stato interessante in Italia hanno rivelato che il rischio di anomalie cromosomiche per i figli di gestanti al di sotto di 35 anni è molto più alto di quanto si pensasse prima d’ora.

Il pericolo rappresentato dall’elevata incidenza di patologie trasmesse geneticamente anche dalle madri giovani ai propri figli è quindi effettivo. Per questo non è possibile motivare con il basso tasso di rischio in gestanti giovani la mancanza di un accesso gratuito ai test anche per le donne con un’età inferiore ai 35 anni.







“Questa disparità di diritti – spiega il Professor Forabosco - deriva dal fatto che sinora non era stata valutata su una larga base epidemiologica la frequenza delle anomalie cromosomiche nelle gravidanza delle madri sotto i 35 anni”. Adesso i dati della ricerca documentano chiaramente che “nelle donne con meno di 35 anni almeno una gravidanza su cento presenta un'anomalia cromosomica”. Le percentuali precedentemente ritenute indicative sull’insorgenza di anomalie genetiche rare in madri giovani parlavano di un caso su 250.

amniosL'indagine retrospettiva (follow-up) condotta dall’équipe di Forabosco, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità, per giungere a queste conclusioni ha esaminato 120.000 diagnosi cliniche sulla casistica registrata in Italia nei principali laboratori di citogenetica. I casi studiati coprono un periodo che va dal 1995 al 1996.

Considerando ciò che è emerso da questa indagine approfondita e mirata, che può essere considerata un vero e proprio censimento nazionale in materia di diagnosi prenatale, gli esperti hanno proposto che i test meno invasivi, come bi-test (LEGGI) e plica nucale (translucenza nucale) (LEGGI), possano diventare gratuiti anche per le donne in gravidanza con età inferiore ai 35 anni.



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I test, secondo i ricercatori, dovrebbero essere garantiti a tutte le future mamme, indipendentemente dall’età. Anche perché, se negli anni passati questa suddivisione tra mamme giovani e meno giovani veniva giustificata con l’aumento dell’incidenza di queste patologie genetiche rare con l’avanzare degli anni, questa tesi viene messa in discussione e smentita dai nuovi elementi emersi dallo studio dei ricercatori del Policlinico Universitario di Modena. E’ facile trarre “la conclusione che il diritto all'esame gratuito, a norma di Costituzione, deve valere per tutte le gravidanze, indipendentemente dall'età della madre. (…) Se questi test rivelano un rischio, allora si procede a test più invasivi, con accesso gratuito indipendentemente dall'età” ha considerato Forabosco. In questo modo si ridurrebbe anche il ricorso a quegli esami medici, decisamente più invasivi, che prevedono il prelievo di materiale fetale, come amniocentesi e villocentesi.

In sostanza gli esperti chiedono che le regole sull’accesso ai test non invasivi in Italia siano ampliate sull’esempio di altre nazioni, come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, dove questi esami importantissimi sono gratuiti per tutte le donne senza discriminanti d’età. Forabosco prosegue spiegando che anche in Italia “dovremmo chiedere, come ha già fatto la Regione Emilia Romagna con una delibera, che tutte le donne facciano gratuitamente i test non invasivi”.

Lucia D’Addezio

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