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La scuola capovolta: "Flipped School"

di Mariaelena LaBanca - 16.02.2015 Scrivici

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La nostra pedagogista ci spiega i principi della "scuola capovolta" e ci parla dei vantaggi di una didattica inclusiva

Scuola capovolta

Professori e alunni si scambiano compiti e consigli su gruppi facebook condivisi, a scuola non ci sono libri ma solo smartphone, tablet, ebook e pc, la prof. controlla sulla Lim i risultati dei test in tempo reale e gli accessi dei ragazzi al web. A casa si studia su lezioni con pod cast registrati dai docenti che poi si riportano a scuola e si discutono. Sarà la scuola svedese con le sue stranezze? No. Accade in Italia.

Insegnanti capaci di lavorare in modo cooperativo, per ora sono 600 ma tendono ad aumentare, che credono in una didattica inclusiva che avvicini i ragazzi al mondo che conoscono, che insegni loro ad utilizzare in maniera corretta gli strumenti multimediali invece di bannarli dalle loro vite e dal loro percorso scolastico. Questi sono gli ingredienti principali delle flipped classroom o classi capovolte in cui la lezione si impara a casa attraverso materiali forniti via mail dagli insegnanti e in cui gli alunni imparano ad utilizzare i gruppi su facebook in maniera costruttiva.

Perché è molto più semplice imparare San Martino di Carducci cantata da Fiorello che apprenderla su un libro, è molto più divertente e immediato imparare la tabelline con le canzoncine che con gare scolastiche e mere ripetizioni. E la Divina Commedia facciamola imparare ai ragazzi con Benigni come maestro! La scuola cambia e sono i docenti ad apportare questo cambiamento. Non più statici e ieratici, costretti a lavorare tra mille difficoltà, con poche risorse, materiale obsoleto e classi sporche. I docenti alzano la testa, si riboccano le maniche e riflettono.

Già dalle scuole medie tutti gli alunni hanno uno smartphone: invece di eliminarlo si può utilizzare come risorsa. Si chiamano classi capovolte perché la lezione si svolge a casa, online mentre a scuola i ragazzi vengono coinvolti in laboratori e attività di gruppo.

Come pedagogista che lotta contro la lenta agonia della creatività, contro una società che pensa più all'apparire che all'essere e che tende ad educare i figli spianando loro la strada invece di incoraggiare il superamento delle difficoltà, pensare che la scuola può cambiare in senso positivo e si può rinnovare perché da dentro, i docenti, stanno cambiando e dando la loro personale risposta alla mancanza di carta igienica, di sapone, di igiene e pulizia e di sicurezza, rende ogni previsione sul futuro scolastico più rosea e felicemente accettabile.

E allora anche a casa educhiamo i nostri figli all'utilizzo consapevole di smartphone e tablet dando loro il buon esempio. Cerchiamo insieme a loro a seconda dell'età approfondimenti su ciò che li appassiona, video e documentari, non eliminiamo gli oggetti dalle loro vite, ma insegniamo loro cosa fare e come farlo in modo corretto. Non educhiamoli alla rigidità, ma diamo regole chiare e semplici e facciamo in modo che siano aperti al cambiamento e che abbiamo la libertà di esprimere ciò che pensano. Il cambiamento socio-culturale che risollevi la crisi dei valori che ci sta investendo passa per la scuola. E questa è la strada giusta da seguire

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