Cambiare la scuola
sembra essere una delle grandi e più appassionanti sfide che il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha deciso di affrontare. Dopo le sue dichiarazioni circa l’opportunità di anticipare l’ingresso alla
scuola elementare
a cinque anni (
), arriva la proposta di rivedere le modalità con le quali viene svolta l’ora di religione.
L’Italia è sempre più multiculturale, ha spiegato il ministro, e gran parte degli studenti non è di religione cattolica. Insistere, dunque, sull’insegnamento della religione come fatto oggi sarebbe obsoleto e inutile. E non starebbe al passo coi tempi. “
il modo di fare scuola deve essere più aperto e ci vuole una revisione dei nostri programmi in questa direzione
”.
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Stesso discorso anche per l’insegnamento della
geografia
. In una scuola
multietnica
non si può pensare di continuare ad insegnare la geografia come dieci anni fa: il ministro ha raccontato, ad esempio, di essere stato in visita in una scuola con il 50% degli alunni stranieri che hanno detto che
“imparano la geografia dai loro compagni che raccontano i loro Paesi
”.
E se si vuole rendere la scuola sempre più al passo coi tempi non si può prescindere dalla sua
digitalizzazione
. I bambini oggi a 4 anni usano il mouse, giocano sui tablet, navigano in Rete (
GUARDA
): impensabile non adeguare la scuola a questi grandi cambiamenti.
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E il ministro qualche settimana fa ha annunciato di avere intenzione di dotare ogni classe italiana di un computer e i docenti di
. Il “
nostro obiettivo è creare un sistema formativo più equo capace di fornire un’alta qualità della formazione e di formare i cittadini del domani per i quali il mercato del lavoro non potrà essere solo italiano ma almeno europeo o internazionale
”, ha spiegato.
Sarebbe solo un piccolo passo in avanti se si guarda alle
strumentazioni
che già oggi potrebbero essere utilizzate in tutte le scuole, come lavagne e banchi multimediali che sostituirebbero libri e carta (
).
Una visione ottimistica e futuristica? Visti i tempi che corrono e un anno scolastico che è partito nel caos, il dubbio è lecito.