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E se non va volentieri al nido?

di Mariaelena LaBanca - 13.09.2019 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Come capire e affrontare i capricci e le difficoltà di un bambino che non vuole andare al nido?

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E se non va volentieri al nido?

Dopo 2 interminabili settimane, l’inserimento del nostro bambino si è concluso ma con esito sfavorevole. Ogni mattina piange non appena si sveglia e il suo pianto si protrae, con picchi di intensità capaci di straziare il più duro dei cuori di pietra, fino all’ingresso del nido. Le educatrici ci dicono che, una volta entrato in classe, si calma subito e gioca serenamente fino al nostro ritorno. Ma allora perché fa così?

Molti esperti direbbero che il motivo è da ricercare nel rapporto madre-figlio, che la mamma ha trasmesso la sua ansia al bambino, che hanno avuto un distacco precoce o che l’inserimento non è stato eseguito correttamente.

Se non sembrano esserci dei motivi “reali” non è detto che il bambino pianga senza ragione. Per la mia esperienza personale, molto simile a quella descritta, direi invece che, essendo ogni bambino diverso dall’altro, può dipendere anche dal carattere stesso del piccolo che ha bisogno di più tempo rispetto alle 2 settimane previste. Il distacco dalla mamma può essere motivo di trauma a tutte le età, in particolare, però, ci sono due momenti in cui il bambino, fisiologicamente, potrebbe risentire di più della cosiddetta “ansia dell’abbandono”: tra gli 8 e i 14 mesi e tra i 24 e i 30 mesi.

  • Durante la prima fascia d’età il bambino comincia a percepire che lui e la mamma sono due esseri diversi ed è difficile, per lui, capire che la mamma tornerà presto (anche se si sposta dal salone alla cucina).
  • Tra i 24 e i 30 mesi il bambino ha voglia di fare da sé e comincia a staccarsi dalla mamma affermando sempre più la propria identità (con la fase “è mio”) e potrebbe non essere pronto per questo tipo di autonomia che va acquisita pian piano.


Allora: cosa fare?

Mostrarsi sempre serene e sorridenti è l’arma vincente.

Se nostro figlio (anche molto piccolo) capisce che, piangendo, ci colpisce emotivamente su questo preciso tasto, continuerà a riproporre il pianto come risposta alla scuola. Se si lascia il bimbo troppo lentamente all’accoglienza nel nido, il piccolo percepirà l’ansia della mamma e piangerà. Andare via e mostrarsi tranquilli al momento del distacco è importante, è utile ripetere sempre la stessa frase, ogni giorno: ”la mamma va in ufficio e torna subito dopo la pappa” (o la nanna o la merenda, a seconda dell’orario dell’uscita).

Se dopo 3 o 4 settimane non si notano miglioramenti, è bene parlare con le maestre e decidere insieme a loro una strategia adatta al piccolo..Spesso, infatti, se i bimbi sono accompagnati dal papà o da un’altra persona, non mostrano quel tipo di comportamento.

 

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