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La depressione nei bambini

di Emmanuella Ameruoso - 17.06.2015 Scrivici

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La psicologa ci parla della depressione nei bambini, quali sono gli indicatori a cui i genitori devono far caso. Come si manifesta la depressione infantile, quali sono le cause e come è possibile intervenire

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Depressione nei bambini

La qualità della relazione tra madre e bambino è fondamentale per una corretta crescita e per prevenire qualsiasi malessere attinente alla sfera affettiva. L’elemento cardine del disturbo depressivo, con insorgenza in età precoce, è strettamente collegato a questo legame. Difatti, diversi studi hanno stabilito e confermato quanto lo scambio di affettività e comunicazione tra i due, non solo in termini di gratificazione verbale ma anche di contatto corporeo, e la loro costanza nel tempo, siano importanti per lo sviluppo emotivo.

La presenza di questi elementi favorisce un processo di sviluppo sano e naturale a differenza di ciò che avviene se, nell’arco dell’infanzia, il bambino viene separato dalla figura di accudimento condizione che, se si protrae nel tempo, comporterebbe da parte dell’infante una “rinuncia” alla relazione. Nel caso in cui il piccolo viene allontanato dalla mamma, è facile poter distinguere delle reazioni specifiche che si suddividono in fasi: una prima di protesta, seguita da una di disperazione e una di distacco (Bowlby, 1979).

Durante la prima, cioè quando avviene l’allontanamento, il bambino piange, si agita e tenta di avere in tutti i modi i genitori vicino, ma dopo i primi due o tre giorni le manifestazioni acute si attenuano e entra nella fase della disperazione durante la quale si rifiuta di mangiare, è inattivo, resta chiuso in se stesso e non chiede nulla a chi gli sta attorno come se stesse attraversando un vero e proprio lutto. Nella fase del distacco la distanza emotiva del piccolo dalla madre è evidente e in questo frangente, se dovesse rivederla, potrebbe anche non riconoscerla o evitarla.

Allo stesso tempo accetta le cure di chi gli sta attorno e più spesso strilla o piange (Marcelli, Braconnier, 1996). Bisogna naturalmente distinguere uno stato di sofferenza da uno di depressione: nella condizione di dolore, il bambino può esprimere emozioni di rabbia, di collera, evitamento e rifiuto che sono necessari anche per favorire un proprio processo di individuazione e che risulta ben distinguibile da una condizione depressiva che è conseguente, invece, ad una perdita della situazione di benessere derivante dalla relazione con l’oggetto che fino a quel momento l’ha soddisfatta.

La persistenza di una sofferenza induce una collera intensa che non può essere riversata e, di contro, accresce il sentimento di impotenza, comportando una reazione depressiva.

Le pulsioni aggressive (derivanti dall’emozione della rabbia), con annessa l’impossibilità di esprimerle da parte del soggetto, e il vissuto legato ad esperienze di separazione o perdita nel passato remoto sono prodromici alla manifestazione dei processi depressivi.

Quali sono gli indicatori a cui i genitori o gli adulti devono far caso?

La depressione nel neonato e nel bambino piccolo (24/30 mesi).

Oltre agli indicatori forniti da Bowlby anche Spitz osserva nel bambino dei comportamenti specifici in assenza di cure materne: prima un piagnucolare e poi un ritirarsi per divenire indifferente a ciò che lo circonda, parla cioè di vera e propria “depressione anaclitica” nella quale il piccolo diventa inerte, isolato, anaffettivo, manifesta assenza di curiosità esplorativa o, viceversa, si dondola in posizione genupettorale, e durante la notte sviluppa cadenze ritmate solitarie e lamenti.

Le autostimolazioni possono arrivare a vere e proprie condotte autoaggressive. Inoltre, in riferimento alla crescita ci può essere un ritardo nell’assunzione della posizione seduta, nella deambulazione, nel controllo sfinterico, nel linguaggio e in tutte le attività e i processi che riguardano una normale evoluzione media in quella fascia d’età.

La depressione nel bambino dai 3 ai 5/6 anni.

Le sue manifestazioni possono assumere diversi sintomi e si susseguono ad una separazione o perdita brusca. L’atteggiamento del piccolo acquisisce caratteristiche di Isolamento o ritiro, di calma eccessiva o di irrequietezza e instabilità smisurata, comportamenti auto ed etero aggressivi, autostimolazioni prolungate con eventuali comportamenti masturbatori ripetitivi e compulsivi.

Oppure una ricerca affettiva intensa con conseguenti atteggiamenti di superiorità e di rifiuto delle relazioni dovute all’oscillazioni dell’umore con stati di alternanza tra agitazione eccessiva euforica e pianti silenziosi. Le attività di gioco con gli altri bambini sono assenti, come lo sono anche comportamenti quotidiani di pulizia e attenzione all’abbigliamento.

Sono presenti difficoltà nell’addormentamento e frequenti risvegli notturni, incubi, sonnolenza diurna, inappetenza, o attacchi bulimici, enuresi. Rifiuta l’ingresso a scuola poiché ricerca una relazione duale e questo lo spinge a mettere in atto dei comportamenti punibili dall’adulto per viversi conseguentemente il senso di colpa. Esprime cioè la sua incapacità a socializzare.

La depressione nel bambino dai 5/6 ai 12/13 anni

Da un lato manifesta comportamenti legati alla sofferenza depressiva con autodisprezzo, autosvalutazione e espressioni linguistiche di incapacità e insofferenza (non posso, non riesco, non son capace); - Dall’altro pone in essere comportamenti di opposizione e protesta verso i sentimenti depressivi. Non sono rare le alterazioni comportamentali ed emotive di collera, rabbia, impulsività e aggressività, furti ripetuti, menzogne, comportamenti mitomani, disadattamento, instabilità attentiva e difficoltà concentrativa, sensi di colpa. Gli insuccessi scolastici sono indicatori della sua difficoltà di adattarsi all’ambiente circostante e delle sue incompetenze relazionali.

Quali sono le cause?

Le reazioni depressive sono conseguenti:

  • ad una carenza affettiva genitoriale cioè assenze anche brevi delle cure e mediocri attenzioni materne, insufficienti o nulle stimolazioni affettive, verbali o educative. Un comportamento aggressivo, respingente o svalutante induce nel bambino un senso di rifiuto che spinge a chiudersi in se stesso,
  • alla presenza di una madre (o genitore) depressa nella quale il bambino si identifica,
  • ad una relazione tra madre e bambino distorta nella quale il piccolo avverte un sentimento di inaccessibilità nei suoi confronti e al tempo stesso sente si essere incapace di consolarla, gratificarla e soddisfarla. Il piccolo si trova di fronte ad una emozione di colpevolezza e frustrazione e si comprende come il vissuto di aggressività difficilmente trova sfogo.
  • a separazioni o perdite subìte dal bambino che ne hanno determinato una condizione di forte sofferenza. L’attaccamento ed il conseguente allontanamento dalle figure significative quali genitori, nonni, adulti o fratelli molto amati dal piccolo producono un trauma non indifferente che può durare nel tempo o generare in lui una forte angoscia abbandonica e vivere quindi qualsiasi relazione con la paura di poterli perdere. La reazione del bambino, soprattutto se molto piccolo, può rientrare nella sintomatologia psicosomatica con anoressia e disturbi del sonno, disturbi diarroici, eczema, alopecia, asma.

Come è possibile intervenire?

  1. Ascoltare e comunicare apertamente con il proprio figlio è la prima cosa da fare quando si è posti di fronte ad una sua condizione di malessere e se non può essere fatto nell’immediato bisognerebbe ritagliare del tempo da dedicargli per farsi raccontare come ha svolto la sua giornata e se tutto procede bene.
  2. Molto spesso i bambini mascherano i loro sentimenti per vergogna o timore, in questo caso bisognerebbe invogliarli a parlare ponendo loro delle domande non troppo invasive ma cercando di comprendere quale difficoltà avvertono e soprattutto dando importanza e ponendo attenzione ai loro vissuti (non svalutandoli).
  3. Contesti di stravolgimento possono indurre nel bambino delle situazioni di forte stress emotivo che portano ad una condizione di depressione. È bene in questi casi favorire la costanza delle abitudini in modo tale da recuperare l’attenzione per i compiti e l’affettività che i genitori con semplici gesti quali l’abbraccio, le coccole e i riconoscimenti possono stimolare.
  4. In situazioni più gravi… Un contributo significativo è dato dalla scuola e dalle insegnanti che, da attente osservatrici, potrebbero segnalare il comportamento “disfunzionale” alla famiglia o a coloro che si prendono cura del piccolo, mentre nella diagnosi specifica interviene dapprima il pediatra, che accerta l’assenza di malattie organiche a cui può seguire anche una condizione depressiva, e poi dallo psicologo.
  5. Sarebbe indicato un percorso psicoterapeutico rivolto sia al bambino, attraverso l’aiuto di giochi specifici, sia alla famiglia che aiuterebbe il piccolo a recuperare le sue competenze emotive e ristabilirsi sul piano della relazione lavorando sugli aspetti legati alla perdita.

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