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Bambino asmatico: aspetti psicologici della malattia

di Redazione PianetaMamma - 28.09.2009 Scrivici

L’asma bronchiale è una delle malattie psicosomatiche più diffuse oggigiorno nei bambini. Il sintomo rappresenta non solo una disfunzione organica, ma è anche espressione di aspetti psicologici ed emozionali che simboleggiano qualcosa che va al di là del corpo

L’asma bronchiale è una delle malattie psicosomatiche più diffuse oggigiorno nei bambini.
Il sintomo rappresenta non solo una disfunzione organica, ma è anche espressione di aspetti psicologici ed emozionali che simboleggiano qualcosa che va al di là del corpo.
Il polmone è un organo particolare: rappresenta il primo momento in cui il bambino già dalla nascita sperimenta la sua capacità di sopravvivere; è il luogo dove si realizza il primo distacco dalla totale dipendenza verso la necessità biologica di autonomia e l’attacco asmatico potrebbe essere letto, nel momento in cui si manifesta, come un “grido di aiuto” da parte dello stesso bambino per attrarre l’attenzione, l’amore e l’affetto della madre, come pianto “inibito e represso”, manifestazione di ira e angoscia per il distacco dalla madre.
Le crisi d’asma ripetute riattivano quindi una profonda paura di inadeguatezza, fragilità e dipendenza dalla figura materna.

La relazione madre-bambino rappresenta il fulcro della crescita individuale e per questo può avere una forte influenza nell’esordio della malattia asmatica. E’ importante ricostruire le tappe dello sviluppo psicologico del paziente asmatico partendo proprio dalle figure significative di riferimento.
Secondo l’approccio psicodinamico un fattore fondamentale è rappresentato da un conflitto che pone al centro la non risolta dipendenza dalla figura materna. Nelle fasi precoci dello sviluppo infantile del bambino asmatico spesso si riscontrano atteggiamenti iperprotettivi della madre nei confronti del bambino che impediscono lo sviluppo dell’autonomia e che portano all’insorgenza di bisogni di forte dipendenza affettiva, oppure si notano delle difficoltà nell’accudimento che rimandano al bambino l’idea di una madre irresponsabile e assente a sua volta “vittima” di una carenza affettiva sperimentata in infanzia.

Vi sono alcune situazioni tipiche che riattiverebbero tali esperienze primarie citate, che provocherebbero stress emozionali tali da favorire la crisi asmatica: la minaccia di perdere l’oggetto; situazioni di gelosia o di competitività fraterna per mantenere un rapporto privilegiato con la madre, difficoltà o stress emozionali che provocano desideri inconsci di regressione, e cioè il bisogno della protezione materna.

I bambini asmatici a causa di questi atteggiamenti ambivalenti rischiano di crescere con sensi di insicurezza e inadeguatezza molto forti che limiteranno sempre più la loro autonomia personale.
Il “grido represso” verso la madre che essi esprimono, è indice della loro difficoltà a piangere, infatti è stato osservato che molte crisi asmatiche terminano quando il paziente può sfogarsi piangendo. Esistono, poi, in letteratura diverse teorie psicologiche: per esempio alcuni studiosi hanno affermato che talvolta l’iperprotettività materna serve per compensare reazioni inconsce di rifiuto verso il bambino, così come altri hanno sottolineato la valenza simbolica di blocco (broncospasmo) che la crisi asmatica riveste, esprimendo al tempo stesso l’impulso inconscio a richiedere aiuto alla figura materna e la repressione dell’impulso stesso, se si teme che la richiesta possa non essere esaudita.

La madre del bambino asmatico viene descritta come una persona che oltre a non aver risolto i suoi conflitti di dipendenza affettiva nei confronti della sua figura materna di riferimento, è incapace di trovare fonti alternative di soddisfacimento, cercando di legare a sé il figlio in un rapporto di dipendenza totale, impedendogli di raggiungere l’”ambita” autonomia. Nel conflitto tipico del bambino asmatico, tra bisogno di autonomia e quello di dipendenza dalla madre, quest’ultimo finisce per prevalere grazie alla malattia; il bambino è bisognoso di cure e grazie al sintomo si instaura un circolo vizioso. La madre per certi aspetti compensa la malattia del bambino e finisce per “non poterlo amare se non malato”. La malattia diventa, allora, per il bambino, lo strumento per mantenere il rapporto privilegiato con la madre, rappresenta uno dei vantaggi secondari che spesso accompagnano le malattie

d.ssa Giuliana Apreda

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