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Anoressia neonatale: come riconoscerla

di Redazione PianetaMamma - 24.06.2011 Scrivici

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Come si manifesta, quali sono le cause e quali le possibili soluzioni che i genitori devono adottare

L’anoressia è un disturbo che non colpisce solo gli adulti, alcune forme di anoressia possono interessare anche i nostri figli, fin dai primi giorni di vita. Il termine Anoressia deriva dal greco “anorexia” composto da “an” = senza e “òrexis”= appetito ovvero “Senza appetito”. Si tratta di un vero e proprio disturbo della nutrizione della prima infanzia.
Si parla di anoressia essenziale precoce quando il neonato presenta fin da subito un rifiuto ed un disinteresse sia nei confronti del biberon che del seno materno, anche se percepisce lo stimolo della fame non desidera saziarsi. Questo fenomeno è da tenere sotto controllo in quanto potrebbe essere una delle prime avvisaglie di disturbi più seri quali psicosi infantili ed autismo che andranno manifestandosi più apertamente entro i due anni successivi.

Il bimbo in condizioni normali sposta il viso dal seno quando si sente sazio, è il primo “no” che riesce ad esprimere. Il soggetto con problemi invece non è interessato a ciò che lo circonda.

Si parla di anoressia del secondo trimestre quando il disturbo si manifesta tra i 5 e gli 8 mesi di vita del bambino in concomitanza con l’avvio dello svezzamento. Il bambino, che fino a quel momento non ha dato problemi, ma appare felice, curioso, sveglio, inizia a rifiutare il cibo, sia esso solido o cremoso.

I disturbi del piccolo possono essere diagnosticati come anoressia semplice, dove il rifiuto del bambino nei confronti del cibo è solo transitorio, spesso dettato dagli errati comportamenti degli educatori che gli stanno intorno. Il bimbo rifiuta il cibo, perché non è di suo gradimento, perché preferiva il latte della mamma, per altri mille motivi, l’educatore allora insiste, si arrabbia, lo obbliga a mangiare controvoglia. Il bambino vive quindi il momento del pasto con disagio, lo rifiuta e manifesta ciò non aprendo la bocca, sputando ciò che gli viene proposto, provocandosi il vomito.

Esistono altre con-cause che possono portare il piccolo al

rifiuto sistematico dell’alimentazione

:

l’inserimento al nido, il cambio di abitudini, un trasloco, la sostituzione di una figura di riferimento. Nella primissima infanzia ogni cambiamento radicale di abitudini porta frustrazione, il lattante ha bisogno quindi di essere rassicurato dai genitori e di avere attorno a se figure (baby sitter, nonne, educatrici) che rispettano i suoi ritmi e che riescano a seguire una routine alimentare sia a casa che fuori. In attesa di risolvere la situazione è bene assicurarsi che il piccolo riceva comunque tutti i nutrimenti di cui ha bisogno, proponendo (su consiglio del pediatra) integratori vitaminici, molta acqua, latte, alimenti energetici e freschi che il piccolo trova gradevoli.

In questi momenti è importante che il genitore sia

sereno

e riesca a rendere il momento del pasto come un attimo gioioso, raccontando storie, cantando, accettando che qualche volta il proprio bimbo abbia meno appetito. Il

rifiuto del cibo

è un modo che i piccoli attuano per comunicarci che qualcosa non funziona, che c’è un problema a cui l’adulto è tenuto a far fronte. Se il genitore ed il pediatra non riescono a risolvere queste difficoltà alimentari il problema potrebbe aggravarsi fino a raggiungere lo stadio di anoressia mentale grave.

L’anoressia mentale grave porta ad una rapida debilitazione del corpo, la crescita si blocca, il bambino dimagrisce visibilmente tanto da far sospettare la presenza di patologie più gravi. Solitamente si procede con il ricovero ospedaliero del piccolo per far fronte alla disidratazione che colpisce più del 90% dei soggetti, oltre alle cure farmacologiche e alla rieducazione alimentare, è opportuno richiedere l’intervento di un neuropsichiatra infantile. La terapia psicologica a cui tutta la famiglia verrà sottoposta serve a capire quali sono le cause e i metodi educativi errati che hanno spinto il bambino ad uno stato di angoscia tale che ha pregiudicato la sua corretta alimentazione.

Chiara Zambelli

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