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Macchie blu o macchie mongoliche sulla pelle dei neonati

di Dott ssa Teresa De Monte - 27.01.2016 Scrivici

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Fonte: shutterstock
La pediatra di Pianeta Mamma ci parla delle macchie mongoliche o macchie blu sulla pelle dei neonati, cosa sono e quando preoccuparsi

Macchie blu sulla pelle dei neonati

Le macchie mongoliche sono piccole "voglie" di colore scuro che compaiono sulla pelle dei neonati ma che in genere scompaiono senza lasciare traccia. Note anche come tache mongolique o blue mongolian spot, sono a volte state scambiate per segno di abusi compiuti sul bambino, una diagnosi che ha sconvolto e sconvolge la vita a non pochi genitori, dovuta  purtroppo all'ignoranza degli occidentali non abituati al fenomeno di questo segno naturale sul corpo dei neonati.

Presente nella popolazione mongola, sono rarissime fra i cinesi, mentre tra alcune tribù degli indiani d'America, i Navajos ad esempio, le macchie sono presenti in modo elevato, e questo conferma la loro possibile antica origine asiatica, oppure gli amerindi per i quali la macchia conferma che essi provengono dall'Asia attraverso lo stretto di Bering. Anche gli africani manifestano questa tache mongolique, ma poiché sono di pelle nera la macchia è meno visibile, è infatti sfumata e bisogna avere occhi per poterla apprezzare. Accanto alla scienza c'è la leggenda: la tache mongolica è l'eredità che ci ha lasciato Gengis Khan attraverso le sue conquiste… femminili, straordinarie almeno quanto quelle di condottiero. La macchia mongolica ha interessato addirittura Tiziano Terzani a tal punto che ci riporta un'altra teoria sulla macchia mongolica nel suo "Un indovino mi disse" scrive:

La studentessa di francese mi parlò della macchia mongola, uno strano segno nella pelle, giusto sopra l'osso sacro, con il quale quasi tutti i mongoli vengono al mondo: una conseguenza del fatto che per secoli sono andati a cavallo, disse. Sua nonna le aveva raccontato che a volte anche in Europa ci sono dei bambini che nascono con questa macchia: una traccia lasciata dagli uomini di Gengis Khan arrivati fin là dai tempi delle loro conquiste.

Secondo la cultura sciamanica, la macchia sulla pelle sarebbe originata dallo spirito di una nonna fantasma che si occupa delle nuove vite. È lei a prendere per i piedi il bambino, a tirarlo fuori dal grembo materno, a sollevarlo rovesciato e a picchiarlo sopra il sederino, per aprirgli il respiro. Il bambino grida, e inizia a vivere. Quelle sberle fanno ricordare a chi nasce che bisogna respirare (e piangere) e lasciano un segno che è il marchio dei discendenti della stirpe dei mongoli: una macchia blu, blu come un livido. Una firma che è un segno di appartenenza.  

Il colorito del neonato presenta delle caratteristiche peculiari di cui è bene tenere conto, da un lato, per non preoccuparsi inutilmente e, dall'altro, per non sottovalutare importanti campanelli di allarme. Infatti, mentre è del tutto normale che nei primi mesi la pelle sia pallida e, soprattutto mani e piedi, siano freddi e leggermente bluastri, qualora siano labbra e lingua ad essere pallide o a tendere a un colorito cianotico questo quadro richiede un intervento tempestivo, poiché chiaro sintomo di una disfunzione all'apparato circolatorio. Un'altra evenienza, periodica per la mia esperienza, è la manifestazione cutanea di macchie scure, bluastre, simili a lividi ed ematomi, sopra tutto se localizzate sulla zona lombare-lombosacrale, ma anche sugli arti, sulle natiche e nella parte bassa della schiena e con particolare risalto nei neonati dalla carnagione scura. Siamo in presenza delle così dette "macchie mongoliche", che possono anche essere simili ad ematomi.

Innanzi tutto va subito detto che non esiste nessun tipo di legame con il mongolismo o "sindrome di Down", in quanto queste macchie mongoliche sono causate da un accumulo subcutaneo di pigmento, melanina, sottocutaneo e scompaiono da sole senza alcun bisogno di prescrizioni mediche o di trattamenti.

Seppure l’eventualità sia piuttosto rara, vi è l’ipotesi che una o più macchie abbiano natura non transitoria: sono le così dette "voglie", macchie di varia forma, colore e dimensione, a volte ereditarie come possono esserlo i nei, che in genere possono subire delle modificazioni, ma non vengono autonomamente riassorbite. In questo caso è compito del pediatra distinguere le macchie transeunti da quelle tendenzialmente permanenti.

Dal punto di vista scientifico la corretta definizione di macchia mongolica è melanocitosi dermica congenita, che indica appunto una discromia del tutto benigna che compare sulla pelle del neonato nelle prime settimane e mesi di vita soprattutto nella regione sacrale (ma, come abbiamo visto, anche su arti e schiena), e che appare come una macchia bluastra o grigiastra dai bordi irregolari e dalle dimensioni anche superiori ai 10 cm. Questa macchia, di grandezza variabile, che viene definita mongolica proprio perché il 99% della popolazione mongola presenta questo inestetismo passeggero, è in genere transeunte (scompare entro il primo anno di vita del bambino), ma se è destinata a diventare permanente, ha delle caratteristiche che il pediatra è in grado di valutare. Talvolta la macchia mongolica si riassorbe in un tempo prolungato, ovvero entro i primi 3-4 anni di vita del bambino l’accumulo di pigmento si amalgama con il resto della pelle che assume una colorazione omogenea. Se, però, la melanocitosi non dovesse accennare a sbiadirsi, o dovesse accentuarsi, si può richiedere il consulto di un dermatologo infantile, tenendo conto, però, che anche le cosiddette “voglie”, ovvero gli emangiomi, si possono eliminare.

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