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Allattare al seno quando si torna al lavoro è possibile

di Redazione PianetaMamma - 26.04.2017 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Molte mamme, quando rientrano al lavoro dalla maternità, decidono di smettere di allattare, spesso per mancanza di organizzazione, ma invece si può continuare: ecco come funzionano i permessi per allattamento

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Permessi per allattamento

Tornare al lavoro dopo i 5 mesi di maternità obbligatoria non è semplice per molte mamme. Parecchie donne, fino a quel momento, sono vissute in simbiosi col proprio figlio. 24 ore su 24. E l'idea di lasciarlo a casa (con i nonni o una baby-sitter) o di portarlo all'asilo nido è difficile da digerire. Ma non tutte le mamme possono permettersi di prendere la maternità facoltativa e così il rientro al lavoro è quasi una scelta obbligata. A questo punto, per le mamme che allattano al seno il proprio bambino il dubbio è atroce: tornando al lavoro si può continuare ad allattare oppure è meglio passare al latte artificiale? Molte mamme, in concomitanza con il rientro al lavoro, scelgono di smettere l'allattamento. Magari perché non sanno come organizzarsi e non sanno che possono chiedere i permessi per allattamento. vediamo come funzionano.

Permessi per allattare

In base alla legge, ogni mamma, che ha un contratto di lavoro stabile, ha diritto, nel momento in cui rientra al lavoro, a 2 ore di permesso retribuite per l'allattamento, fino al compimento del primo anno di età del bambino. Quindi il problema resta per le ore in cui la mamma si trova sul posto di lavoro.

Se il bambino va al nido, probabilmente la scuola non accetterà il latte materno (sono poche quelle che lo accettano) ma preferirà dare al bambino o il latte artificiale o passare direttamente alle pappe (sempre in accordo con i genitori). Se il bambino invece resta a casa, allora sarà più semplice continuare l'allattamento. La mamma dovrà solo trovare il tempo di utilizzare un tiralatte per fare una scorta di latte da far utilizzare nei momenti in cui è lontana da chi si occupa del bambino.

E' vero però che ci sono alcune mamme che non amano particolarmente tirarsi il latte e preferiscono per questo rinunciare.

Ad ogni modo, il latte si può conservare in frigorifero per 24 ore oppure si può anche congelare (e può rimanere nel congelatore anche per 3 mesi). Una volta scongelato o riscaldato, per essere dato al bambino, se avanza, non può essere riscaldato di nuovo e deve essere buttato via.

Ci vuole un po' di organizzazione, ma continuare l'allattamento al seno è possibile per le mamme che devono rientrare al lavoro. Sopratutto per quelle che hanno ancora molto latte, perché non approfittarne? Tiziana Catanzani, consulente professionale in allattamento materno IBCLC (International Board Certified Lactation Consultant certification) ha da poco pubblicato un libro, "Lavoro e allatto. Metodi semplici ed efficaci per farlo bene e senza stress" (Bonomi editore), in cui risponde ai dubbi delle mamme sulla possibilità di conciliare lavoro e allattamento.

Nel libro, che può essere molto utile a tutte le mamme che non sanno se continuare o no l'allattamento, si legge:

In Italia ancora oggi la maternità è percepita come fatto privato nonostante nei principi teorici si affermi il contrario. A fronte di una legislazione in materia di tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori tra le più avanzate del mondo, nel nostro paese è drammaticamente alta la percentuale delle donne che smette di lavorare dopo la nascita di un figlio e la maternità è al primo posto tra le cause di tale abbandono. Lavorare e proseguire l’allattamento si può. Basta conoscere alcune fondamentali regole di buonsenso e di organizzazione per gestire la separazione dal neonato, il suo affidamento ad altri familiari e/o all’asilo, la sua nutrizione in assenza della mamma

Regolamentazione

La legge prevede che il datore di lavoro garantisca alla neomamma la possibilità di prendersi cura del neonato e di allattarlo durante la giornata e per questo vengono garantiti i permessi e i riposi per allattamento. I periodi di riposo giornalieri sono due (della durata di un'ora ciascuno) per chi lavora più di 6 ore, e di un'ora per chi lavora meno di 6 ore.

Le pause per allattamento si riducono a mezz'ora ciascuno laddove la mamma usufruisca di un asilo nido aziendale o un'altra struttura idonea.

I permessi per allattamento non possono essere richiesti dalla lavoratrice che sta già godendo del congedo di maternità obbligatoria o facoltativa.

Riduzione orario per allattamento

Quante ore di permesso per allattamento vengono concesse? Per saperlo bisognerà frazionare in ore il congedo parentale. Secondo il Job Acts per calcolare le ore bisognerà far riferimento al contratto collettivo cui la lavoratrice appartiene sulla base della media del ore di lavoro giornaliero e considerarne la metà.

Quindi, per esempio, se la mamma lavora in media 6 ore al giorno le ore di permesso saranno 2, se la media di ore lavorative è inferiore allora il permesso sarà di un'ora.

Ore allattamento cumulabili

I riposi per allattamento giornalieri sono cumulabili, il che vuol dire che in accordo con il datore di lavoro, la mamma che lavora 6 ore può uscire due ore prima cumulando le due pause.

In ogni caso la legge prevede che i permessi per allattamento vadano fissati sulla base di un accordo tra la lavoratrice e il datore di lavoro o attraverso l'intervento della Direzione provinciale del lavoro (DPL).

Allattamento INPS fino a quando

La regolamentazione del congedo per allattamento è prevista nella Legge 288/2012 il congedo va distribuito dal parto secondo gli orari lavorativi della mamma.

Il congedo ad ore per allattamento fanno parte del congedo parentale frazionato a ore. Il conteggio delle ore e i permessi per allattamento andranno richiesti sul mese di lavoro precedente all’inizio del congedo parentale. E' previsto che il congedo si possa richiedere solo per i genitori di bambini nati entro 1 anno dall’invio della domanda; oppure per bambini adottati entrati in famiglia da non più di 12 mesi.

Ore di allattamento obbligatorie

I riposi giornalieri per allattamento sono facoltativi e quindi la mamma non è obbligata a richiederli. E' bene comunque sapere che non è possibile rinunciare ai riposi giornalieri per allattamento in cambio di una retribuzione economica.

Permessi per allattamento in caso di parto plurimo

Se sono nati due o più gemelli i permessi per allattamento aumentano, in pratica raddoppiano e anche la retribuzione. In altre parole spettano 4 ore o 2 ore di permesso, a seconda dell'orario di lavoro, e questo è il massimo, quindi se avete avuto tre gemelli i permessi raddoppiano e non si triplicano.

Come fare la domanda

Non è molto difficile, basta parlarne con il datore di lavoro e presentare la domanda direttamente a lui, organizzandosi insieme per la fruizione delle ore giornaliere. Se datore di lavoro e lavoratrice non dovessero riuscire a trovare un accordo allora a regolamentare la questione sarà l’Ispettorato del lavoro.

Permessi per allattamento, retribuzione

Per il congedo ad ore e quindi per i permessi per allattare la retribuzione è pari all’ammontare dell’ora di allattamento. In pratica i riposi per allattamento vengono considerate ore lavorative a tutti gli effetti e vengono retribuite direttamente dall'INPS.

Riposi giornalieri al padre

Il padre lavoratore può usufruire dei riposi giornalieri per la cura del neonato laddove abbia l'affido esclusivo del bambino, se la mamma lavoratrice dipendente non se ne avvalga, se la mamma non è lavoratrice dipendente, ma autonoma, in caso di infermità o morte della mamma.

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