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Allattamento e balie: chi erano? Esistono ancora?

di Emanuela Cerri - 02.08.2010 Scrivici

Una figura ormai scomparsa nella società moderna è quella della balia, cui in passato venivano delegati ruoli biologici fondamentali della maternità, cioè la cura e l'allattamento dei neonati. Oggi esiste una figura corrispondente?

Le balie chi erano?

Una figura ormai scomparsa nella società moderna è quella della balia, cui in passato venivano delegati ruoli biologici fondamentali della maternità, cioè la cura e l'allattamento dei neonati. Fino agli inizi del Novecento nelle classi agiate era consuetudine affidare i bambini ad un'altra donna, spesso scelta tra i contadini o il personale di servizio, perchè provvedesse all'allattamento.
Si trattava quindi di una sorta di “madre surrogata” a cui le signore di buona famiglia si rivolgevano per evitare che l'allattamento avesse ripercussioni negative sull'aspetto del loro corpo.
La balia era generalmente una donna di umili origini che aveva appena partorito o era in procinto di partorire; doveva trattarsi di una donna sana e robusta per garantire una nutrizione adeguata al bambino.

Per svolgere il ruolo di balia la donna generalmente lasciava la campagna e si recava in città dove risiedevano le famiglie ricche e di nobili origini. Spesso succedeva che la donna provvedesse anche all'allattamento del proprio figlio ma in alcune zone geografiche era consuetudine che la balia allattasse solo un bambino alla volta. In queste circostanze la balia stessa delegava ad un'altra donna la cura e l'allattamento del proprio bambino. Talvolta la balia provvedeva alla cura del piccolo senza allattarlo; in questo caso veniva chiamata “balia asciutta”.

Generalmente erano le famiglie contadine a presentare le donne incinte al medico o alla levatrice del paese per facilitare l'incontro tra domanda e offerta, esigendo spesso il pagamento di una tariffa. La mentalità dell'epoca facilitava il consolidarsi di convinzioni molto radicate che mettevano in relazione l'aspetto fisico delle donne (altezza, colore dei capelli, etc) con le loro presunte capacità di svolgere il mestiere della balia, e questo comportava un trattamento economico diversificato a seconda della tipologia di donna.
Nel trattamento economico era prevista anche la spesa per l'eventuale viaggio verso la città ed un salario mensile che variava a seconda della situazione economica della famiglia ospitante. Una volta individuata la famiglia di destinazione, la balia doveva essere subito a disposizione.
Se la famiglia si trovava in città, la balia doveva essere pronta a partire non appena richiesto per cominciare un lavoro che durava in genere dai 12 ai 14 mesi. Data l'alta mortalità infantile e la possibilità che la balia non riuscisse più ad allattare per motivi fisiologici o psicologici, il periodo effettivo di lavoro spesso era più breve.

Una volta terminato l'allattamento, alla balia potevano essere affidati neonati di altre famiglie ma succedeva spesso che la donna restasse nella stessa famiglia dove veniva impiegata come donna di servizio. In molti casi si instaurava un legame affettivo molto forte tra il piccolo, la balia e il cosiddetto “fratello di latte” o sorella, un legame che spesso proseguiva nel tempo.

Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 la pratica di abbandonare i propri figli per accudire quelli delle famiglie benestanti fu ampiamente criticata, così come la scelta delle signore di buona famiglia di assumere delle balie delegando loro il compito di crescere i propri bambini. A questo proposito c'è da dire che la balia spesso diventava tale per far fronte ai bisogni della famiglia che con il solo lavoro dei campi non sempre riusciva ad avere il necessario sostentamento. Assumere il ruolo di balia per la donna significava anche migliorare la propria condizione personale. Lasciando la campagna infatti la donna non doveva più sopportare le fatiche del lavoro nei campi e in generale poteva assumere uno stile di vita più comodo, venendo in contatto con modi di vivere e consuetudini del tutto ignorati in precedenza.
Ma al di la di questo quella delle balie è una storia che esprime tutte le difficoltà e i dolori delle madri del passato e dei bambini che, di fatto, venivano privati delle loro mamme. L'acquisizione di uno stile di vita più agiato di certo non riusiva a mitigare il dolore di coloro che diventavano balie ed erano per questo costrette ad abbandonare il proprio bambino.
Questa separazione forzata spesso era vissuta come un trauma che in molti casi comportava la scomparsa del latte con conseguente perdita del lavoro. Il più delle volte questa sofferenza non era confortata neanche dalla presenza del “nuovo” bambino, che restava comunque figlio di un'altra donna, la quale non di rado controllava l'operato della balia negandole anche solo di accarezzare il bambino durante l'allattamento.
Le balie erano talvolta donne che aveva perso il proprio bambino alla nascita, o che accoglievano i figli di donne morte di parto. La figura della balia si inseriva quindi in un sistema sociale dovuto alla necessità di far fronte alla morsa della povertà e all'alta percentuale di mortalità infantile e femminile dell'epoca

Beatrice Spinelli

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