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Diario di una gravidanza: il giorno del bi-test

di Emanuela Cerri - 05.11.2008 Scrivici

Il bitest è un esame che viene effettuato tra la 10a e la 14a settimana di gravidanza e fornisce informazioni relative alla sindrome di Down. In parole semplici si tratta di fare un prelievo ed un'ecografia i cui risultati saranno poi esposti e spiegati nella “consulenza ostetrica” a fine giornata

Il bitest è un esame che viene effettuato tra la 10a e la 14a settimana di gravidanza e fornisce informazioni relative alla sindrome di Down. Consiste nel dosaggio di due proteine a partire da un prelievo di sangue; i valori di questi dosaggi, insieme ai dati ecografici forniti dalla translucenza nucale, vengono confrontati con quelli delle cosiddette mediane di riferimento e si ha così un'indicazione di rischio. In parole semplici si tratta di fare un prelievo ed un'ecografia i cui risultati saranno poi esposti e spiegati nella “consulenza ostetrica” a fine giornata. Il problema è fare tutti questi esami nello stesso posto e nello stesso giorno, specialmente se si tratta di una struttura pubblica.

Il bitest, infatti, è  un'avventura impegnativa e per affrontarlo bisogna munirsi di una borsa capiente in cui mettere cibo, acqua, giornali, I-pod, cellulare ben carico, tanta pazienza e buona volontà, non tanto per le prove fisiche che vi attenderanno quanto per il caos ospedaliero (almeno a Roma) che si dovrà affrontare.
Per eseguire il test ho scelto un centro pubblico specializzato in “salute della donna” ed in cui, per caso o per scelta, ho notato che medici ed infermiere sono tutte donne. Purtroppo l'esame è macchinoso e la burocrazia in questi casi non aiuta.

Mi alzo alle 6 - senza far colazione salvo poi scoprire che il digiuno non era richiesto - per poter arrivare non più tardi delle 7 e pagare con comodo il ticket, prerequisito per poter iniziare tutta la procedura. Dopo 20 minuti di attesa alla cassa con il mio numeretto in mano, un'infermiera pigola “bitest-bitest-bitest prima il prelievo e poi si paga”. Abbandono il numeretto e scatto per consegnare il foglio rosa dell'impegnativa all'infermiera pigolante che dopo un'ora circa comincia a chiamarci. Quando finalmente tocca a me vengo accolta in una saletta in cui 5 infermiere agitate parlano di turni e organizzazione del lavoro della giornata.

Mi siedo un po' in ansia, contagiata dall'atmosfera che si respira ed impaurita dalle dimensioni dell'ago che stanno preparando per me.  Ed infatti nonostante la mano dell'infermiera sia delicata, non esiste un modo tenero per infilare un ferro da uncinetto nella vena.

Finita la tortura l'infermiera pigolante si raccomanda di pagare e tornare da lei con la ricevuta per proseguire i test, e così mi rimetto in coda alla cassa: stavolta però ho 40 persone davanti! Solo dopo 20 minuti mi accorgo che ci sono 2 casse ad hoc per le “donne-bitest”, che non serve il numeretto (ma quando me lo dicono?) e che devo fare tutt'altra fila. Uff....  ri-butto il numeretto, mi ri-metto in coda e finalmente, dopo altri 20 minuti, anche questa è fatta con una spesa di soli 51€.

La procedura ricomincia: sala d'attesa e chiamata del medico di turno che dovrà fare l'ecografia.
Passa un'altra ora e finalmente tocca a me. La prima notizia (buona) è che secondo il medico ho solo la placenta “bassina” ma assolutamente non si può parlare di placenta previa così presto. Lei, sottolinea, sarebbe molto più preoccupata del fibroma (ed ecco la notizia cattiva), che da' anche un po' fastidio alla placenta. Bene, penso fra me e me, l'importante è che i medici siano daccordo! Alla dottoressa però rispondo fiera che “il mio ginecologo l'ha già visto e mi ha detto che durante il cesareo toglierà bambino e fibroma” ma lei incalza: “sarà molto difficile, è grosso e messo in un punto in cui l'utero è molto sottile!”. Di bene in meglio.

A fronte di queste notizie almeno il bambino ci strappa un sorriso: in posizione da maratoneta, nello schermo sembra un atleta allo start, si spinge sulle gambine e via, si lancia in corsa. Anche la dottoressa arcigna si intenerisce ed abbozza un sorriso. “Bene signora, ci rivediamo dopo pranzo per la diagnosi”. Glom, cosa fareò nelle prossime 3 ore? Tra un giro per negozi nelle vicinanze dell'ospedale, l'invio di qualche sms ed una letta al giornale nella sala d'attesa la giornata finalmente passa. E almeno stavolta la notizia è buona: dai valori delle mie analisi le possibilità che il bambino possa essere affetto dalla sindrome di Down sono 20 volte inferiori alla media

1.

Chi è Marta?
2. Il concepimento lampo
3. Scelta ginecologo e ospedale 4. Che stanchezza il secondo mese!
5. Ecografia: meno male che è solo uno
6. E' tutto troppo stretto!
7. Shopping premaman contro tutto e tutti
8. Abbiamo diritto a non fare file in gravidanza?
9. Niente trucchi e creme?
10. E' così strano volere l'epidurale?
11. Maledetta placenta previa!

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