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Seno: com'è fatto e come fa a produrre latte

di Violeta Benini - 07.06.2017 Scrivici

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Fonte: iStock
Come fa il seno a produrre latte? La nostra ostetrica ci racconta come è fatto e come funziona il seno, e come fare affinché la produzione di latte sia costante e non dolorosa

In questo articolo

Come fa il seno a produrre latte

Il seno è un insieme di vari tessuti ed ognuno ha una sua funzione specifica:

  • Tessuto ghiandolare che produce il latte
  • Tessuto adiposo, che normalmente è quello responsabile della grandezza del seno e che poi si "trasforma" in latte. Hanno visto che in molti seni il grasso quasi scompare per lasciare lo spazio agli alveoli che si modificano per la galattopoiesi.
  • Tessuto connettivo che attraversi i vari legamenti sostiene il seno e lo ancora al torace
  • Vasi sanguigni e sistema linfatico, le cellule degli alveoli sono completamente avvolte dai capillari

Le cellule che producono il latte formano gli alveoli, questi assomigliano a un sacchettino che serve per contenere il latte prodotto, a loro volta gli alveoli riversano il latte nei dotti lattiferi o galattofori. Più alveoli formano un lobulo e più lobuli formani i lobi.
In un seno normale ci sono circa 15-20 lobi con altrettanti dotti galattofori che man mano che arrivano al capezzolo si fondono fino a diventare una decina. Prima di sbucare nei pori lattiferi (i pori sono i buchetti da dove esce il latte) i dotti galattofori formano i seni lattiferi che appaiono
come delle cisternine dove si accumula un po' di latte, ed è la zona che viene "spremuta" dalla bocca del bambino durante l'allattamento. Recenti studi però mettono in dubbio questo aspetto anatomico.

La struttura è come quella di un albero, partendo dal capezzolo e andando verso la periferia il tutto si ramifica e aumentano via via i dotti lattiferi:

  • 10 pori nel capezzolo → 15-20 dotti galattofori → 15-20 lobi → più di 20 lobuli per lobo→

Questa struttura è in genere comune a tutte le donne. 
La varietà della grandezza del seno tra le donne è data principalmente dalla quantità di grasso accumulato.

Quando si forma il latte materno

Con la gravidanza il seno completa il suo sviluppo; la grandezza del seno aumenta, la pelle diventa più sottile e si vedono di più le vene.

L'areola diventa più scura e il capezzolo si mobilizza e diventa più prominente; si modificano anche le ghiandole del Montgomery (quei pirulini che si sentono nel capezzolo come fossero dei brufoletti) che iniziano a produrre una sostanza che avrà il compito di lubrificare il capezzolo durante la suzione.

Inoltre nella seconda metà della gravidanza spesso le donne iniziano a produrre il colostro, una specie di latte giallastro che precede il latte 'classico'.

Quando inizia ad uscire il latte dal seno

Il seno risponde principalmente a due ormoni: la prolattina e l'ossitocina.

La prolattina viene secreta dall'ipofisi nel momento in cui viene stimolato il capezzolo, ma viene anche prodotta durante la gravidanza ma non ha effetti perchè viene "messa a tacere" dall'alta quantità di estrogeni e progesterone prodotti dalla placenta. La prolattina viene prodotta quindi ogni volta che il seno viene stimolato (suzione o spremitura) e quindi poppate frequenti stimolano la produzione del latte. Inoltre i livelli di prolattina sono molto più elevati durante la notte per l'assenza della luce (è uno di quegli ormoni che lavorano bene con il buio) e di conseguenza anche la produzione del latte è maggiore, per stimolare ulteriormente la produzione del latte si può stimolare il seno di notte come di giorno – attaccando spesso il bambino.

Riduzione di produzione di latte, cause

  • Un eccessivo consumo di nicotina (troppe sigarette) può influire sui livelli di prolattina abbassandoli e quindi riducendo la produzione di latte.
  • Se il seno non viene svuotato quando è pieno viene rilasciato un fattore che inibisce la prolattina evitando un super riempimento, il fattore di inibizione della prolattina si chiama PIF.
  • Alcune mamme spesso lamentano una diminuzione nella produzione del latte dopo aver avuto un forte ingorgo mammario che causa una riduzione della produzione di prolattina.

L'ossitocina viene anch'essa stimolata dalla suzione al capezzolo, ma anche da un orgasmo o da un pensiero positivo.

Viene inibita la sua sintesi ad esempio dallo stress o da qualcosa che preoccupa.

Quando una donna allatta l'ossitocina prodotta fa si che il latte venga eiettato nei dotti e che il bambino non faccia molta fatica a poppare, questo meccanismo però avviene anche nell'altro seno e capita spesso che durante la poppata fuoriesca del latte.
Stessa cosa avviene dopo un orgasmo o al pensiero che il bambino possa aver fame, ad esempio quando la donna è fuori e si avvicina l'ora della poppata, ma non è una cosa che avviene per tutte le donne e in tutte le occasioni.

E' un ormone molto timido e ciò spiega come possa esser difficile per una mamma avviare un buon allattamento in un contesto dove senta sfiducia, paura, e il semplice non esser in grado. Può aiutare la produzione dell'ossitocina il contatto con il bambino, il vederlo anche in foto, ad esempio si consiglia a qualche mamma che si tira il latte per un bambino in patologia neonatale di pompare il latte guardando una foto del bambino.
L'ossitocina agisce anche sull'utero facendolo contrarre. Queste contrazioni si avvertono sopratutto durante la prima settimana dopo il parto ovvero finchè l'utero ha ancora grosse dimensioni rispetto alla normalità. Nelle donne che hanno già avuto almeno un parto queste contrazioni possono anche esser dolorose e vengono chiamate "morsi uterini". E' anche per questa ragione, il contrarsi dell'utero come effetto secondario, che si consiglia alla donna di attaccare il bambino al seno subito dopo il parto per prevenire le emorragie postpartum.

 

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